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La logica suggerisce che al numero crescente di auto elettriche circolanti in una determinata area territoriale si dovrebbe associare un maggior numero di punti di ricarica installati in quella stessa area. Abbiamo ritenuto interessante verificare se esiste effettivamente una corrispondenza tra il numero di auto elettriche circolanti in una determinata regione e il numero di postazioni di ricarica presenti in quella stessa regione. Per determinarlo è stata effettuata un’analisi di regressione.
Il dato risultante è di 0,881687, valore che è indice di un’ottima correlazione in quanto ci dice che circa l’88% dei valori della y (numero di auto elettriche)
possono essere spiegati dai valori della x (numero dei punti di ricarica) e dunque che il numero di auto elettriche circolanti aumenta in modo concorde con l’aumento del
numero di punti di ricarica a disposizione.
In realtà, se è facile concludere che esiste un rapporto di correlazione diretta tra il numero delle auto elettriche circolanti e il numero dei punti di
ricarica installati, non è altrettanto facile definire come questa correlazione debba essere interpretata. L’interpretazione più logica porta a ritenere
che l’aumento di punti di ricarica sia un incentivo che spinge all’acquisto di auto elettriche. Ma i dati e i pareri raccolti con le interviste fanno propendere
per un’interpretazione di segno inverso, cioè che l’aumento delle colonnine in una determinata zona sia piuttosto da considerare una risposta alla maggiore
presenza di auto elettriche in quel territorio. Per verificare ulteriormente il valore della correlazione abbiamo deciso di eliminare gli outlier più pesanti,
ossia i valori che si discostano maggiormente dalla trendline. Il valore è stato pertanto ricalcolato senza tenere conto del Lazio, che risulta la regione in cui
l’andamento non è lineare rispetto alle altre. Il dato risultante arriva a 0,932719, che rappresenta, come del resto previsto, una correlazione ancora maggiore
tra le due variabili, ma soprattutto un valore veramente molto alto.
Dall’analisi dei dati del nostro questionario, viene subito in evidenza che l’argomento ecologista è ben considerato dagli utenti come motivazione per la scelta dell’elettrico.
Tra le 52 persone che hanno espresso l’intenzione di volere acquistare un’auto elettrica o ibrida nei prossimi mesi, al primo posto tra le motivazioni dichiarate c’è di gran lunga
il “rispetto per l’ambiente” con 43 indicazioni. Inoltre il 70% dell’intero campione alla domanda “Indipendentemente dalla sua conoscenza dell’auto elettrica, cosa la spingerebbe ad acquistarla?”
ha risposto “minore inquinamento”. Il dato è di notevole rilievo, anche se la sensazione è che la motivazione ambientalista possa essere sopravvalutata rispetto alla realtà,
per vari motivi, soprattutto psicologici, nel momento della compilazione.
A questo punto è necessario chiedersi: l’auto elettrica è veramente la soluzione più eco-friendly possibile? Oppure esistono alternative più valide? L’argomento è molto dibattuto e coinvolge
da anni numerosi esperti del settore, alcuni chiaramente “schierati”, chi a favore delle nuove dinamiche della mobilità e chi contro. In rete la letteratura al riguardo è sterminata e apparentemente
tutti gli articoli si basano su dati “certificati” e su tesi “provate”. Il Dott. Reiterer, Responsabile di Green Mobility, ha espresso un’opinione molto chiara al riguardo: “La gente in generale da
noi [Alto Adige] ci tiene tanto all’ambiente. Penso che nella nostra Provincia [Bolzano] ci sia una cultura diffusa sull’importanza di uno sviluppo sostenibile e una consapevolezza che il rispetto
per l’ambiente è una cosa molto importante. Ma purtroppo su internet circolano tante storie e ‘studi’ falsi (che provengono anche dal
mondo tedesco, forse dall’ambito dell’industria automobilistica),
che mettono in dubbio l’utilità per l’ambiente dei veicoli elettrici. È dura poi a chiarire le cose e a spiegare i dati corretti (anche perché la tematica dell'eco-compatibilità è complessa e molto vasta)."
Da parte nostra abbiamo ritenuto di dare credito alle opinioni del Professor Ugo Bardi, docente presso l’Università di Firenze, il quale esprime sul suo blog, che pubblica in “ilfattoquotidiano.it”, un interessante punto di vista personale sull’argomento, muovendo soprattutto severe critiche agli studi che promuovono carburanti “bio” alternativi all’elettricità, spacciati, secondo Bardi, come ecologici senza esserlo. Sarebbe stato interessante intervistarlo per porgli alcune domande dirette e raccogliere le sue opinioni “live”. Alla fine non è stato possibile, ma il suo pensiero, dichiaratamente a favore dell’elettrico, emerge chiaramente dai suoi post. Scrive il prof. Bardi: “Qui si inserisce il discorso del biometano, presentato come una soluzione rinnovabile e pulita per il trasporto. […] Ma il biometano è soltanto una spennellata di verde su qualcosa che verde non è e non potrà mai essere”. (“Auto a metano? No, grazie. Molto meglio l’elettrico”, pubblicato su “ilfattoquotidiano.it” del 24.10.2018): E in un altro post: “Per produrre altro biodiesel dovremmo cominciare a usare terreni che al momento servono per la produzione di cibo. […] Ma com’è che ci siamo messi in questa impresa assurda? Il bello è che l’idea era di fare un carburante ‘ecologico’. Ecologico col piffero!”(“Il biodiesel doveva essere carburante ‘ecologico’. Ecologico col piffero!”, pubblicato su “ilfattoquotidiano.it” del 31.01.2018. Per concludere citando il più recente: “Un motore diesel può essere efficiente quanto si vuole, ma funziona comunque con combustibili fossili (e non mi venite a dire che lo mandiamo a biodiesel o altre strane biomisture). Il veicolo elettrico, invece, non ha bisogno di combustibili fossili.” (“Veicoli elettrici? Sì, ne abbiamo assolutamente bisogno per evitare il disastro”, pubblicato su “ilfattoquotidiano.it” del 5.5.2019.
Riprendendo i quesiti precedentemente lasciati in sospeso, la risposta più plausibile è: “probabilmente sì, è la soluzione più eco-friendly possibile, dato che sul tema della salvaguardia dell’ambiente non si intravedono al momento alternative realmente percorribili”. In realtà, nonostante comunemente si associ il concetto di auto elettrica solo alle auto a batteria, esistono in commercio, ma soprattutto in fase di sviluppo, alternative elettriche potenzialmente più eco-friendly. Il problema è che queste soluzioni tecnologiche devono ancora risolvere una serie di criticità molto complesse, sicuramente più complicate di quelle riguardanti l’auto elettrica a batteria. La più interessante tra le alternative in fase avanzata di sviluppo è probabilmente quella delle celle alimentate a idrogeno (fuel-cell) su cui soprattutto Toyota, ma anche Honda e Hyndai, stanno investendo. Simbolo di questo “nuovo” tipo di autovettura è la Toyota Mirai, l’unico modello a idrogeno attualmente in commercio, sbarcata da quest’anno in quattro mercati europei (Gran Bretagna, Germania, Belgio e Danimarca), mentre in Italia esiste al momento un solo esemplare circolante, immatricolato a Bolzano. Sviluppata da Toyota a partire dal 2015, in contrapposizione a Tesla, che nello stesso periodo aveva iniziato a produrre i primi modelli elettrici a batteria, e successivamente abbandonata, questa scelta tecnologica adesso sta lentamente riprendendo piede, I “pro” alla tecnologia a idrogeno possono essere sintetizzati in rapidi tempi di ricarica, autonomia di circa 500 km con un pieno, livelli di emissioni inquinanti pari a zero, dato che emette semplicemente acqua. Non mancano i “contro”, soprattutto la difficile attuazione della ricarica, sia per la densità energetica dell’idrogeno, sia per la rarità delle stazioni di ricarica (Per un’analisi più approfondita dei Pro e Contro dell’auto a idrogeno si veda l’articolo di Luca Secondino, (“Auto a idrogeno 2019, come funziona il fuel cell? Pro e contro”, pubblicato il 24.04.2019 su “money.it”).
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