Un rapporto dell’OCSE ha riscontrato che l’Italia, tra i 34 Paesi OCSE esaminati, è l’unico che registra una diminuzione della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche tra il 2000 e il 2011, rimarcando che i giovani italiani hanno livelli di istruzione inferiori ai loro coetanei della maggior parte degli altri Paesi.
Nel 2012 la percentuale di 25-34enni in Italia senza diploma del secondario superiore (28%) era la terza più alta dei Paesi EU21, dopo Portogallo (42%) e Spagna (35%), ed era più alta della media dell’OCSE del 17,4% e alla media del 15,7% degli EU21. Nel 2012 il tasso dei laureati tra i 25-34enni è stato il quart’ultimo dei Paesi dell’OCSE e del G20 (l’Italia si colloca al 34° posto su 37 Paesi). Mediante la form sottostante è possibile vedere, cambiando l'anno nel menù a tendina, il grafico sul tasso di scolarizzazione superiore in Italia, classificato per regione, in modo che emergano con chiarezza le differenze presenti nel nostro Territorio, nell'arco di nove anni, dal 2004 al 2013.

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Un altro dato preoccupante è la crescita del numero dei giovani che rinunciano all’istruzione. Tra il 2010 e il 2012 il numero dei 15-19enni non iscritti al sistema di istruzione è aumentato. Nel 2010 il tasso di iscrizione era dell’83%, poi è diminuito fino all’80% (contro la media del’OCSE dell’83%). Nei grafici sottostanti, che rappresentano il medesimo dato (il primo in migliaia, il secondo in percentuale) è possibile notare una costante diminuzione del tasso dell'abbandono degli studi. Tuttavia i numeri riportati costituiscono ancora un problema, in termini di obiettivi dei giovani per il futuro.

Secondo Eurostat, la percentuale di studenti che lasciano la scuola è diminuita nel 2012, avvicinando gli obiettivi fissati per il 2020, che puntano a limitare il fenomeno sotto la barra del 10% e ad aumentare la quota di diplomati a più del 40%. Se ci confrontiamo con la media UE riscontriamo alcune differenze: mentre la prima, per gli abbandoni scolari, si è attestata nel 2012 al 12,8%, il dato italiano riportava il 17,6%; inoltre anche il numero dei diplomati era inferiore alla media UE, 21,7% contro 35,8%.