Originariamente, i primi mezzi di trasporto usati dagli esseri umani furono il camminare a piedi e il nuotare.

L’invenzione fondamentale nella storia dei trasporti stradali fu la ruota nel 3500 a.C. circa, a opera dei Sumeri. Da quel momento per oltre 5000 anni i più efficienti mezzi di trasporto su strada rimasero i carri e le carrozze trainati da buoi o da cavalli, non molto differenti dai loro antenati immortalati nello Stendardo di Ur.

Tuttavia, lo sviluppo di un sistema stradale va attribuito alla civiltà romana.

diligenza

Fino alla fine del Settecento il movimentare cose e persone rimase lento e costoso: la grande svolta si ebbe intorno al , con l'introduzione del motore a vapore che determinò una notevole spinta allo sviluppo dei trasporti, dando vita alla cosiddetta rivoluzione dei trasporti.

La grande innovazione del motore a vapore trovò, nel bacino del Mediterraneo, la prima applicazione ai trasporti con il piroscafo Ferdinando I, costruito a Napoli e salpato per la prima volta nel . La prima ferrovia pubblica fu inaugurata in Inghilterra nel , mentre in Italia la prima linea ferroviaria venne costruita nel nel Regno delle due Sicilie e collegò Napoli a Portici con un tratto di 8 km, primo tronco della Napoli-Nocera-Salerno.

Nel l’industria italiana, nella fattispecie le Officine di Pietrarsa, presso Napoli, fu in grado di costruire locomotive a vapore. Nove anni dopo la Giovanni Ansaldo di Genova realizzava la Sampierdarena, la prima locomotiva di progetto nazionale. A cavallo degli anni cominciarono le installazioni in Italia di linee telegrafiche elettriche, che in seguito si sarebbero rivelate utilissime per la gestione delle reti ferroviarie.

Dopo l’Unità, sebbene in regime di ristrettezze economiche, si procedette alla realizzazione di importanti opere, tra cui la ferrovia Porrettana, ardita opera d’ingegneria, che consentì dal di collegare la pianura padana con l’Italia tirrenica, prima d’allora separate dall’Appennino. Sebbene nell’Ottocento la ferrovia avesse una posizione preminentissima nei trasporti, esistevano già numerose linee in passivo. Per evitare che il peso della gestione di servizi poco redditizi schiacciasse le società più piccole, nel fu decretato il raggruppamento delle varie amministrazioni in grandi compagnie: la Rete Adriatica e la Rete Mediterranea sul continente, la Rete Sicula e la Reale Compagnia delle Strade Ferrate Sarde sulle isole.

Nel periodo delle cosiddette “grandi reti” furono introdotte notevoli innovazioni tecniche nel campo della trazione a vapore e, dall’inizio del Novecento, attrezzate le prime linee a trazione elettrica. Notevoli sviluppi si ebbero anche nel campo dell’automobilismo: nel , precedute da altri prototipi, muovevano i primi passi le automobili di Benz e Daimler e in quegli stessi anni si avviavano le prime industrie automobilistiche, tra cui la FIAT, fondata nel . Nel il Touring Club Italiano curava la posa dei primi cartelli stradali, tre anni dopo il comune di Milano promulgò il suo Regolamento per la circolazione delle vetture automobili, seguito da una normativa nazionale nel .

Gli sconvolgimenti e le lotte politiche d’inizio secolo misero le compagnie ferroviarie private in crisi e il primo luglio lo stato riscattò le loro reti e nacquero le Ferrovie dello Stato, fra i primi esempi di nazionalizzazione ferroviaria. La nuova amministrazione iniziò un grande programma di ammodernamento del parco trazione, che annoverava macchine già ai tempi degne di stare in un museo. Col passare del tempo i locomotori elettrici si affermarono sempre di più, specie sulle linee difficili e ricche di gallerie. Infatti, l’ultima costruzione di una locomotiva a vapore per la rete FS ordinaria risale al , mentre le ricostruzioni con miglioramenti di macchine già esistenti sarebbero continuate per molto tempo ancora. Un altro colpo al vapore arrivò dalle automotrici a motore a scoppio (le famose littorine), che raccogliendo nello stesso mezzo la motrice e la carrozza consentivano un servizio più economico nella gestione. Nel fu inaugurato il primo tratto dell’Autostrada dei Laghi, discussamente considerata la prima del mondo nel suo genere.

Gli anni ’30 segnarono notevoli progressi in tutti i campi del trasporto: nel cominciò il servizio il Rex capace, col suo gemello Conte di Savoia, di competere con i grandi transatlantici europei. Infatti proprio il Rex conquistò il primato mondiale di velocità per la traversata atlantica (il Nastro Azzurro), che detenne dal al . Nel fu fondata l’Ala Littoria, la compagnia di bandiera italiana e nel furono istituiti i primi collegamenti transoceanici, con l’America del Sud. Il vide l’entrata in servizio dell’innovativo ETR 200, treno di lusso capace di 200 km/h, sebbene limitato a 160 km/h, mentre le più veloci locomotive a vapore italiane toccavano eccezionalmente i 150. Nel Benito Mussolini aveva chiesto a Giovanni Agnelli un’automobile per motorizzare gli italiani, e la FIAT nel lanciava la Balilla e nel la Topolino, quest’ultima venduta in mezzo milione d’esemplari nei suoi diciannove anni di carriera.

locomotiva a vapore gruppo 691
Una locomotiva del gruppo 691, detentore del record di velocità italiano per la trazione a vapore.

Dopo la seconda guerra mondiale, che aveva pesantemente colpito la rete ferroviaria, rendendo inoltre le infrastrutture per la trazione elettrica inservibili quasi dovunque, con grande impegno si procedette alla ricostruzione di ponti, gallerie e tutte le altre infrastrutture distrutte dagli eventi bellici. Nel cominciò a diventare possibile la grande trasformazione dei trasporti: la motorizzazione di massa. Da quell’anno infatti furono messi in vendita la Vespa Piaggio e il motore ausiliario per biciclette Mosquito della Garelli, mentre l’anno successivo fu la volta della Lambretta Innocenti. Tuttavia, il grande passo in avanti fu fatto con le FIAT 600 e 500, rispettivamente nel e nel ’57. Nel le ferrovie, ripresesi dalla prostrazione bellica, misero in servizio il gruppo ETR 300, i cosiddetti Settebello, per il servizio veloce di lusso tra Milano e Napoli. L’anno successivo fece il suo viaggio inaugurale il disgraziato transatlantico Andrea Doria, che doveva sostituire, anche nell’immaginario collettivo, il Rex, affondato alla fine della guerra. Il fu invece l’anno della fusione dell’Alitalia con le Linee Aeree Italiane, formando la compagnia unica di bandiera italiana, che mantenne il nome dell’Alitalia.

Dagli anni ’60 in poi i principali testimoni del progresso divennero l’autostrada e l’automobile: l’Autostrada del Sole, terminata nel dopo sette anni di lavori, congiunse Milano a Napoli e fu un grandissimo traguardo e motivo d’orgoglio per la tecnica e l’ingegneria italiane. Il miracolo economico rese ancora più accessibile l’acquisto delle utilitarie, il cui alfiere, la 500, fino al sarebbe stato venduto in cinque milioni d’esemplari. Negli anni ’60 la motorizzazione di massa da possibile divenne reale. Intanto, per le Olimpiadi di Roma, l’Alitalia si dotò dei suoi primi apparecchi a reazione e nel entrarono in servizio le navi Michelangelo e Raffaello, che tuttavia non poterono competere con i sempre più veloci aeroplani e rappresentarono il canto del cigno per i viaggi transatlantici via nave italiani.

i transatlantici Michelangelo e Raffaello
I transatlantici Michelangelo e Raffaello ormeggiati nel porto di Genova nel 1960 circa.

Mentre la ferrovia perdeva terreno, nel fu inaugurato in Giappone il servizio Shinkansen, capostipite dell’alta velocità ferroviaria modernamente intesa, con linee dedicate a disposizione. Nel in Italia cominciarono i lavori per la ferrovia Direttissima Firenze-Roma, la prima linea europea pensata per l’alta velocità, i cui lavori si sono conclusi nel . Una grandissima innovazione, purtroppo poco sfruttata, fu il treno ad assetto variabile Pendolino, progettato dalla FIAT Ferroviaria tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, che poteva tenere velocità medie molto alte su linee ordinarie, con curve strette. A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 sono terminati i servizi regolari con trazione a vapore sulle ferrovie italiane.

La ferrovia, dopo il periodo di crisi cominciato a metà del ventesimo secolo, ha cominciato a rialzare la testa in Italia con l’entrata in servizio nel degli ETR 500, omologati per correre a 300 km/h, sebbene le tratte espressamente progettate per l’alta velocità dopo la Direttissima abbiano cominciato a essere inaugurate solo dai primi anni Duemila.

Sebbene la tecnologia dell’automobile abbia fatto passi da gigante dai tempi dell’esile triciclo di Karl Benz, la propulsione della maggior parte dei veicoli in circolazione è ancora data dal motore a scoppio a quattro tempi inventato da Nikolaus August Otto nel o dal motore a gasolio di Rudolf Diesel del .

Oggi il principale obiettivo è il problema dell'impatto ambientale: se per i treni la trazione elettrica ha spostato l’attenzione dalle motrici alle centrali elettriche, sostanzialmente sollevando le amministrazioni ferroviarie dal problema, l’industria automobilistica ha spinto la produzione verso motori elettrici, ibridi o che usano carburanti alternativi, quali i metano, propano e idrogeno.