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Terra Bruciata

Il fenomeno degli incendi in Sardegna

La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso. (Fabrizio De André)

Gli incendi boschivi, rurali e di interfaccia rappresentano ogni anno uno dei principali fattori di rischio per la popolazione e per il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale della Sardegna. La Regione Sardegna, insieme allo Stato, destina importanti risorse finanziarie e umane impiegandole in attività di prevenzione, previsione e lotta attiva.
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Negli ultimi anni ci sono stati notevoli progressi nelle operazioni di prevenzione, monitoraggio e lotta attiva. Nonostante ciò, gli incendi continuano a essere una minaccia per la comunità regionale e lo saranno anche in futuro per molteplici ragioni, legate sia alle caratteristiche condizioni meteorologiche che favoriscono l’insorgenza e la propagazione degli incendi, sia a fattori umani e socio-economici.
Inoltre, i cambiamenti climatici previsti per l’area Mediterranea determineranno condizioni ancora più favorevoli per l’insorgenza dei roghi, con apprezzabili impatti sulla lunghezza della stagione di pericolo, sulla severità degli incendi nonché sulla possibilità di estensione della problematica degli incendi boschivi in aree dell’isola attualmente a basso rischio.
La pianificazione della gestione del combustibile vegetale in ambienti naturali, forestali e in zone di interfaccia particolarmente esposte al rischio costituisce un altro elemento chiave e complementare al precedente per la riduzione dei rischi connessi agli incendi. La realizzazione di questa attività deve avvalersi delle più avanzate conoscenze in termini di ecologia del paesaggio, biodiversità, resilienza e resistenza degli ecosistemi forestali e naturali, con l’obiettivo di collegare la riduzione del rischio incendi con il rispetto dei paesaggi rurali e forestali a garanzia della loro funzionalità e dei servizi ecosistemici che forniscono.
GRAFICO SUOLI
La pericolosità potenziale di incendio esprime la probabilità che, in caso di innesco, l’incendio possa svilupparsi e propagarsi più o meno rapidamente in una determinata area e, al contempo, l’entità dello sforzo necessario per la sua estinzione. La stima della pericolosità potenziale viene effettuata tramite l’ausilio di modelli che, a seconda della loro formulazione, considerano le condizioni meteorologiche, del combustibile e morfo-orografiche di una determinata area, producendo un valore numerico (dimensionale o adimensionale) proporzionale al grado di pericolosità potenziale.

Il modello IFI

IFI (Ichnusa Fire Index) è un modello di pericolosità potenziale (Spano et al., 2003; Sirca et al., 2006, 2007; Spano et al., 2012), specificamente sviluppato per la stima della pericolosità potenziale di incendio in area mediterranea. Il modello utilizza dati di input meteorologici e strutturali della vegetazione per calcolare quattro moduli, la cui somma produce un output adimensionale proporzionale al livello di pericolosità potenziale di incendio.
MAPPA IFI
In questo contesto, la convinzione che la gestione del fenomeno sia unicamente legata al potenziamento degli apparati di lotta è ormai anacronistica, anzi è sempre più chiaro che un vero e proprio salto di qualità può essere fatto indirizzando ancora maggiore attenzione verso la fase preventiva, di previsione e di monitoraggio del fenomeno.
In primo luogo, è necessario continuare l’opera di sensibilizzazione e di educazione della popolazione sui rischi connessi agli incendi, mirando a raggiungere le fasce più giovani e gli operatori dei vari settori produttivi, con l’obiettivo di ridurre comportamenti pericolosi che possano originare un incendio. E’ necessario inoltre formare la popolazione sui concetti di base del comportamento dell’incendio, ponendo l’accento sulle misure da adottare in caso di pericolo. Soltanto in questo modo si riuscirà a limitare i danni potenziali degli incendi a cose e persone, a ridurre le situazioni di emergenza nonché a gestire il fenomeno con maggiore efficienza e totale sicurezza per gli operatori. Gli stessi strumenti pianificatori dovranno essere utilizzati per gli insediamenti, le infrastrutture e le zone a maggiore interesse turistico, con l’obiettivo primario di mettere in sicurezza le persone, spesso inconsapevoli dei rischi connessi agli incendi, individuando vie di fuga e zone di sicurezza
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INVESTIGAZIONE E PREVENZIONE

L'azione di contrasto al fenomeno degli incendi boschivi in Sardegna attraverso l’azione della Polizia Giudiziaria risulta determinante non solo per assicurare alla giustizia gli incendiari dolosi e colposi, ma anche per perseguire i seguenti obiettivi:

- ridurre il numero degli incendi;
- promuovere il ristoro dei danni patiti dalla collettività;
- conoscere le cause del fenomeno.

Tale attività è posta in essere da tutte le strutture operative del Corpo forestale e di vigilanza ambientale e, in modo particolare, dai Nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale attivi presso ogni Servizio Territoriale del CFVA
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BANCA DATI DIREZIONE CFVA
L’informazione, sia preventiva che in situazioni di emergenza, è estremamente importante per sviluppare nella popolazione la consapevolezza necessaria alla corretta applicazione delle regole e dei comportamenti, e rappresenta uno degli obiettivi principali a cui tendere nell’ambito di una concreta politica di riduzione del rischio; infatti il sistema territoriale risulta essere tanto più vulnerabile, rispetto ad un determinato evento, quanto più basso é il livello di conoscenza della Protezione Civile. E' opportuno proseguire il percorso iniziato anni fa che vede il Corpo forestale e di vigilanza ambientale impegnato in attività informative svolte presso le Scuole elementari e medie dell’Isola, nonché tutte le altre attività didattiche poste in essere dal personale dell’Agenzia FoReSTAS e dalla Direzione generale della Protezione Civile anche attraverso le Organizzazioni di volontariato.

Servizio di emergenza ambientale 1515

Il 1515 è il numero gratuito di pronto intervento per qualsiasi tipo di emergenza ambientale, attivo 24 ore su 24, grazie al quale gli operatori del Corpo forestale e di vigilanza ambientale rispondono alle diverse richieste di tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, di tutela e di difesa contro gli incendi boschivi, di protezione civile e di pubblico soccorso, segnalate direttamente dai cittadini. Il 1515 è dunque, oggi, lo strumento più immediato per dare avvio alle attività di pronto intervento, di salva-guardia dell'ambiente e di investigazione svolte in ambito regionale da parte del Corpo forestale.

... Un po' di storia

La bonifica delle terre, nel senso del loro recupero e del loro miglioramento finalizzato ad ampliare le attività agricole, fu una delle finalità che all’epoca dei giudicati favorirono le ampie concessioni di terre, di bestiame e di uomini agli ordini ecclesiastici che si stabilirono nell’isola a partire dal XII secolo. L’impiego del fuoco funzionale a tale bonifica fu perciò usuale fin da quell’epoca per liberare le aree ricoperte da arbusti e cespugli, e si pensa che divenne di uso comune e diffuso in relazione all’incremento demografico della popolazione e alla necessità di creare sempre nuovi spazi aperti da destinare all’attività agricola o finalizzato alla eliminazione dei residui vegetali prime delle nuove semine.
Uno strumento di alta efficacia e di basso costo al quale comunemente faceva ricorso il mondo rurale, privo com’era di strumenti di lavoro della terra che potessero costituire una valida alternativa all’impiego del fuoco. Com’è facile immaginare, il fuoco, favorito dal clima (temperature elevate, lunghi periodi siccitosi, frequente ventosità e bassa umidità relativa diurna) poteva sfuggire al controllo e trasformarsi in incendio che dilagava nei campi vicini, assumendo talvolta dimensioni ragguardevoli e procurando danni ingenti a beni di diversa natura: campi coltivati, vigneti, abitazioni, bestiame, persone e boschi. Per questo motivo il suo impiego, come strumento colturale, risulta regolamentato in tutta l’isola fin dal XIV secolo.
Limitandoci alle ipotesi più frequentate possiamo dire che in Sardegna esiste e forse perdura ancora, l’idea comune che gli incendi siano quasi tutti di origine dolosa e legati ad un sistema agro-pastorale di tipo arcaico. Ma anche questa idea, quasi un luogo comune, deve essere sottoposta a rigorosa verifica, anche se è innegabile che l’uso del fuoco rimane una pratica diffusa per avviare la trasformazione agricola di zone boscate e/o ricoperte di macchia mediterranea.
In altre parole l’investigazione giudiziaria non risponde solo alla esigenza di individuare e perseguire la responsabilità soggettiva di un incendio, ma costituisce uno strumento affidabile ed oggettivo per una corretta diagnosi delle motivazioni e dei moventi del singolo evento.
L’uso volontario del fuoco nelle campagne da parte di contadini e pastori è certamente funzionale alla riduzione dei costi aziendali e alla realizzazione di prati pascolo, ma questa ragione non è da sola sufficiente a spiegare una attitudine così persistente in un contesto in cui l’agronomia moderna e razionale è diffusa e comunque accessibile; l’uso del fuoco evidentemente conserva significati ancestrali i cui significati vanno ricercati nella dimensione antropologica del popolo sardo.
Lo storico fenomeno degli incendi in Sardegna non è una calamità naturale dovuta a cause indipendenti dal fattore antropico: l’incidenza di queste – essenzialmente i fulmini – è statisticamente inferiore al 1% del totale degli eventi che si verificano nel nostro territorio. Questo dato, confermato dalle risultanze dell’indagine effettuata dal Corpo Forestale dello Stato a livello nazionale, è sufficiente per differenziare sostanzialmente la nostra realtà da altre realtà ambientali e territoriali, come ad esempio il versante Ovest degli Stati Uniti d’America, dove gli incendi dovuti ai fulmini, rappresentano il 90% degli eventi totali registrati. (American Forests n. 4 Winter 2004). Ciò nonostante, il problema degli incendi boschivi e rurali in Sardegna è stato sempre vissuto e affrontato in gran parte come se si trattasse di una calamità naturale, rispetto alla quale attrezzarsi e organizzarsi solo in termini di capacità di contrasto alle fiamme e di lotta organizzata per contenere i danni e minimizzare i pericoli connessi a questo tipo di evento. E tuttavia l’obiettiva rilevanza e pericolosità degli incendi nel contesto ambientale regionale giustificano le preoccupazioni ed i conseguenti investimenti pubblici volti a dotare le Comunità di un apparato di contrasto e lotta efficiente ed efficace. Ma la preoccupazione di proteggere ambiente e comunità ha finito per prevalere sulla ricerca e l’analisi delle cause antropiche, che invece nel nostro caso, rappresentano la vera matrice del problema. Per decenni la carenza di studi e indagini appropriate sui comportamenti delle persone che con azioni dirette o indirette, dolose o colpose, provocano incendi, ha lasciato campo ad interpretazioni estemporanee del fenomeno dettate dall’incredulità e preoccupazione per gli eventi più eclatanti, con ipotesi suggestive di disegni criminosi mai provati.

CAUSE DOLOSE DI INCENDIO

Si tratta di una pratica colturale che ha accompagnato la storia dell’uomo nel bacino del mediterraneo. Questa, tra tutte quelle note continua a risultare ancora la più ricorrente tra le cause dolose di incendio. Il ricorso all’uso del fuoco per reperire nuove aree (sottraendole al bosco), ripulire e rinnovare i pascoli (specie quelli su macchie cespugliate,in particolare i cisteti, o invasi da infestanti non appetibili al bestiame), è ancora uno degli strumenti di conduzione delle aziende agro-pastorali in molte aree svantaggiate dell’Isola, dove si continua a praticare il pascolo brado. In parte si tratta di comportamenti dettati dalla ricerca di un profitto a costo zero.

Le principali cause di natura dolosa sono:

  • Ripulitura terreni per lavori colturali agricoli
  • Conflitti e vendette tra privati
  • Conflitto e/o vendetta tra allevatori e/o agricoltori e Pubblica Amministrazione
  • Garantire continuità occupazionale nei cantieri di rimboschimento prossimi alla chiusura
  • Protesta contro i licenziamenti nei cantieri forestali
  • Essere inclusi in squadre antincendio
  • Deprezzamento di aree turistiche
  • Speculazioni edilizie
  • Piromania
  • Ritorsione per motivi di caccia o bracconaggio
  • Gioco o divertimento di minorenni
  • Cause di incendio colpose

  • Incendi determinati dal cattivo funzionamento di canne fumarie di abitazioni all’interno di aree boscate;
  • Numerosissimi incendi originatisi, senza che ricorressero motivazioni dolose o colpose più manifeste, in luoghi di aperta campagna, durante giornate caratterizzate da elevate temperature, dove esisteva il rilascio di cocci di bottiglia a contatto con biomasse vegetali secche.
  • Percentuale di soprasuolo coinvolta negli incendi

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    DESERTIFICAZIONE

    Per desertificazione si intende un processo dinamico, distribuito nel tempo, in grado di influire negativamente sull’equilibrio degli ecosistemi, causando alterazioni nei cicli vitali, e di provocare una diminuzione della produttività delle risorse naturali. I fattori che incidono nel processo di desertificazione sono principalmente rappresentati sia dai cambiamenti climatici e sia dalle attività antropiche, che determinano impatti negativi sull’ambiente.
    Il complesso fenomeno della desertificazione racchiude molteplici aspetti di natura climatica e ambientale, ma rispecchia soprattutto il comportamento e la sensibilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente che lo circonda.

    La vegetazione tipicamente mediterranea ha un’elevata capacità di recupero dopo il verificarsi di un incendio e i problemi ambientali legati al fuoco permangono per un limitato numero di anni dopo che l’incendio si è verificato. Il processo di recupero è legato ad una serie di parametri sia di natura antropica sia naturale, oltre che alle caratteristiche dell’incendio e del sito interessato: anni caratterizzati da siccità prolungata, pascolamento eccessivo o cambiamenti nell’uso del suolo possono rallentare o impedire irreversibilmente il recupero della vegetazione naturale. Da diversi studi (Clark, 1996), un fattore molto importante risulta l’intervallo di tempo intercorso tra due eventi successivi. Nel caso di elevata frequenza di incendi si verifica non solo un danno diretto alla vegetazione erbacea e forestale, ma anche la modificazione di importanti caratteristiche fisico-chimiche del suolo, come il contenuto di sostanza organica e di elementi nutritivi, la stabilità della struttura, l’innesco di processi erosivi.
    Il rischio di desertificazione dovuto al fuoco è pertanto legato alle caratteristiche intrinseche della vegetazione e a tutti i parametri insiti nella durata, gravità e frequenza degli incendi.

    ..dicono della Sardegna:

    CONCLUSIONI

    Ogni estate nei mesi di giugno, luglio e agosto la Sardegna brucia. Ettari ed ettari di terreno ardono ogni anno, accelerando il processo di desertificazione del territorio sardo. un patrimonio naturale immenso perso per mano di colpevoli pressoché sempre impuniti, L'immagine è quella di una Sardegna che nel periodo estivo è meta degli incendiari, fuori controllo. Eppure è una delle zone, a livello internazionale, dove il turista viene perché trova e si aspetta un ambiente meraviglioso, ancora intatto. Questa piaga degli incendi è una situazione che si potrebbe evitare o ridurre drasticamente. Fortunatamente, negli ultimi anni si è registrato un lieve calo nell'incidenza di questo fenomeno, sebbene non sia stato ancora debellato del tutto, grazie alle opere di controllo, prevenzione e informazione capillare.

    I dati presenti nel mio sito sono stati acquisiti dalle fonti: ISTAT, Datiopen, sardegnaambiente.it, regione.sardegna.it
    Il video utilizzato nella copertina è reperibile in versione originale su Youtube.
    Ho utilizzato le tecnologie MySQLi, PHP, jQuery, Html, Css, Javascript e le librerie di Highcharts


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