Competere al femminile

il lungo tragitto verso i podi olimpici

Alla domanda se le donne sono capaci di competere alla pari degli uomini negli eventi sportivi si schiude un mondo che poco ha a che fare con gli ideali di uguaglianza inneggiati dalle organizzazioni sportive internazionali.

I pochi dati disponibili per rispondere a questa domanda, che cominciano a essere più consistenti soltanto dopo gli anni 20 del secolo scorso, testimoniano un percorso di superamento crescente dei limiti agonistici femminili. Bisogna tener conto che, molte volte, i risultati ottenuti dalle donne nelle gare non erano neppure registrati dalle organizzazioni internazionali.

L'aristocratica emancipazione sportiva

I miglioramenti vanno di pari passo con i movimenti di emancipazione femminile, fenomeno nato alla fine del diciannovesimo secolo e che all'inizio coinvolgeva soltanto le donne delle classi abbienti.

Non sorprende perciò il carattere elitista degli sport gareggiati dalle donne nelle prime competizioni mondiali: tennis, vela, golf e non sorprende che i primi eventi sportivi internazionali esclusivamente femminili degli anni 20, siano stati svolti nell’International Sporting Club di Monaco, a Montecarlo.

Agli albori delle gare sportive internazionali, la partecipazione delle donne fu segnata dalle derisioni se non dal semplice e puro divieto a parteciparne, com’è successo nella prima Olimpiade moderna del 1896 perché, secondo il suo fondatore, il barone de Coubertin,

"un'Olimpiade con le femmine sarebbe impraticabile, poco interessante, antiestetica e impropria." 1

La partecipazione femminile alle competizioni internazionali sarà una conquista lenta lungo un sentiero travagliato che si snoderà per tutto il ventesimo secolo e, ancora oggi, la rappresentanza delle donne nelle commissioni del Comitato Olimpico Internazionale non arriva a 20%.

La tabella mostra le date in cui le donne sono state ammesse a partecipare di alcune modalità dei giochi olimpici:

SPORT AMMISSIONE
Tennis, Golf1900
Tiro con l'arco1904
Pattinaggio artistico1908
Immersione, Nuoto1912
Scherma1924
Atletica1928
Sci alpino, Sci di fondo1936
Equestre1952
Pattinaggio di velocità1960
Luge1964
Tiro1968
Pallacanestro, Pallamano, Canottaggio1976
Hockey sul prato1980
Ciclismo, Ping-pong, Vela1988
Badminton, Biathlon, Judo, Pattinaggio di velocità su pista corta1992
Calcio, Softball1996
Curling, Hockey sul giaccio1998
Pentathlon moderno, Taekwondo, Triathlon, Sollevamento pesi, Pallanuoto2000
Bob, Skeleton2002
Lotta2004
Boxe2012
Salto con gli sci2014
Rugby2016

Non sono molte le specialità sportive i cui registri ufficiali dei record ricoprano un arco di tempo sufficientemente lungo da permettere dei paragoni fra le performance femminili e maschili. Tra queste si trovano tre modalità classiche: la corsa (dai 100 agli 800 metri), il nuoto (dai 50 ai 1500 metri in stilo libero) e le maratone (42 kilometri circa).

I registri dei record delle organizzazioni sportive internazionali 2, permettono di analizzare le performance femminili e maschili nel tempo. Si può osservare nelle distanze fino a 400 metri, tanto per il nuoto che per la corsa, che le performance femminili sono lontane persino dai record maschili ottenuti un secolo fa.

Questo gap diminuisce con l’aumentare delle distanze da percorrere, sia nella modalità nuoto che nella corsa. In molti grafici si può notare che le performance femminili a un certo punto riescono a raggiungere i valori dei record maschili ottenuti qualche decade prima.

Le registrazioni ufficiali dei risultati delle gare sportive iniziarono con le Olimpiade del 1900 con circa il 2,2% dei partecipanti donne. (nell'immagine, Marie-Louise Ledru, vincitrice della maratona del 1918)

Corsa

Record maschile e femminile per la modalità corsa in terreno piano che sono stati validati dalla IAAF (International Association of Athletics Federations) organizzazione sportiva internazionale di riferimento per l'atletica femminile e maschile.

Per visualizzare tutti i grafici con le performance maschili e femminili:


100 metri 200 metri 400 metri 800 metri


Nuoto

Record maschile e femminile per in nuoto in stile libero della corsa lunga che sono stati validati dalla ISF (International Swimming Federation), organizzazione sportiva di riferimento per l'atletica femminile e maschile.

Per visualizzare tutti i grafici con le performance maschile e femminile:


50 metri 100 metri 200 metri 400 metri 800 metri 1500 metri


I miglioramenti delle performance femminili nelle maratone, dove le distanze sono prettamente maggiori (circa 42 kilometri) sono ben più visibili: in meno di un secolo le donne sono riuscite a diminuire il loro tempo di più di un’ora: da 3:40:22 del 1926 a 2:17:01 ( woman only ) del 2017.

Anche se gli uomini corrono ancora 15 minuti più velocemente delle donne nelle maratone, c'è da registrare che almeno una volta il record mondiale è stato conquistato da una donna, l’atleta britannica Paula Radcliffe, che detiene il titolo britannico: nel 2003, con un tempo di di 2:15:25 ha stabilito il record mondiale e il miglior tempo ottenuto da un atleta britannico in quell'anno – maschile o femminile.

Maratona

Record maschile e femminile per la modalità maratona che sono stati validati dalla dalla IAAF (International Association of Athletics Federations) e dalla ARRS (Association of Road Racing Statisticians). Sul grafico si vedono le performance maschile e femminile (non esistono registri ufficiali dei record femminili dal 1926 al 1963).

Scegliere sul lato destro i registri dei record ratificati dalla IAAF o dalla ARRS


Gli sport estremi dove vincono le donne

Ma i risultati più sorprendenti sono stati ottenuti in una modalità tanto recente quanto sono svariate le sue manifestazioni: l’ultra-maratona ( trail running ), una specialità della corsa a piedi. La disciplina dell’ultra-maratona, riconosciuta dalla IAAF come disciplina dell’atletica leggera, si svolge in ambiente naturale, generalmente su sentieri di montagna, deserto, bosco, pianura, collina.

Questa attività è caratterizzata da una considerevole lunghezza dei percorsi oltre che dal superamento di dislivelli importanti, tanto positivi che negativi, e può durare anche giorni. Le gare variano da un percorso superiore ai 42 kilometri (ultra medium) fino a oltre 100 kilometri (ultra x-long) con dislivelli positivi o negativi di 4000 metri. E sono le donne a ottenere i risultati più spettacolari in questa modalità.

Nel Campionato del Mondo a Daegu nel 2011 le donne corritrici dall'Africa hanno conquistato i primi sei posti sia nei 5.000 metri che nei 10.000 metri (otto keniane, tre etiope e una corritrice etiope in gara per il Bahrain).

Camille Herron, 100 Mile Ultramarathon World Record (2017)

Ma le ragioni rimangono un mistero da chiarire ancora per una questione di discriminazione: mancano dati biomedici sulle performance femminili. Soltanto da 1993 questi dati sono stati inclusi nelle ricerche mediche per gli studi in campo biomedico finanziati dal governo degli Stati Uniti. Quello che si sa è che nell’ultra-maratona sembra vincere chi dimostra avere una migliore capacità di resistere alla fatica, sia dal punto di vista fisico che di volontà psicologica, secondo la biologa evoluzionista Heather Heying.

C’è dell’altro: le donne vincono in diverse altre competizioni di lunga durata. A vincere la Trans Am, una corsa ciclistica di quasi sette mila chilometri attraverso gli Stati Uniti d’America nel 2016 fu una donna, Lael Wilcox.Un'altra donna, Camille Herron, deteneva nel 2018 ben cinque record mondiali (50 miles, due volte 100 miles, 12, 24 ore).

Muro energetico

Un fattore che potrebbe favorire le donne sarebbe quello che la fisiologa Sandra K. Hunter battezzò come l'“affaticabilità”. Una sua ricerca del 2004 dimostrò che le donne hanno fibre muscolari in grado di resistere meglio alla fatica, mentre quelle degli uomini sono più adatte ai movimenti veloci. Gli uomini hanno muscoli più grandi che richiedono un maggior afflusso di sangue, motivo per cui i loro cuori deve lavorare di più e si affatica prima.

L’altra spiegazione è di carattere metabolico e sarebbe la capacità dell’organismo femminile di bruciare prima il grasso invece dei carboidrati il che permetterebbe alle donne di avere meno possibilità di arrivare a quello che i corridori chiamano il “muro”, ovvero il momento della corsa in cui si esauriscono le scorte di glicogeno e non si riesce più a correre. Ma qui si entra nel campo delle congetture. Di certo è che fino a 1972 alle donne era vietato di correre alle maratone più importanti come quella che si svolge Boston perché considerate troppo deboli.



Il giudice di gara John D. “Jock” Semple cerca di impedire Kathrine Switzer di partecipare alla maratona di Boston (1967)