La percezione dell'omosessualità in Italia

Nel 2011 l'ISTAT ha condotto per la prima volta una statistica sulla percezione dell'omofobia e sulla popolazione omosessuale nella società italiana. Da allora sono successe diverse cose: la più rilevante è sicuramente l'approvazione delle unioni civili, nel 2016. Sebbene i dati del 2011 risultino evidentemente vecchi anche in luce della discussione che ha accompagnato la discussione attorno all'approvazione delle unioni, si tratta comunque di un interessante spaccato da cui emergono una serie di prospettive interessanti.

Opinioni sull'omosessualità

L'omosessualità è una malattia
L'omosessualità è immorale

Uomini e donne Uomini Donne

Ogni età 18-34 35-44 45-54 55-64 65-74

Opinioni come "l'omosessualità è una malattia" o l'etichetta di immoralità attaccata ad essa sembrano essere state superate da almeno la metà della popolazione: in entrambi casi si osserva che la maggior parte della popolazione si trovava in forte disaccordo con entrambe le due visioni dell'omosessualità (59,2% per niente d'accordo sulla prima, 50,5% sulla seconda), e in totale circa i tre quarti della popolazione si dichiarava in più o meno forte disaccordo (rispettivamente il 75,8% e il 73% di chi ha risposto al questionario). Leggermente più accentuata sembrerebbe essere la convinzione che l'omosessualità non sia una malattia (per quanto il depennamento dell'omosessualità dalla lista delle malattie mentali da parte dell'Oms risalga al vicino 1990), mentre si osserva una percentuale inferiore di chi si dichiarava "per niente d'accordo" a proposito dell'affermazione "l'omosessualità è immorale". Osservando i dati per sesso e fasce di età, si nota la tendenza generale (che si ripete anche in vari altri dati osservati in seguito) che le fasce di età inferiori e le donne appartenenti ad esse in particolare spesso assumano posizioni più positive a proposito dell'omosessualità rispetto a fasce di età più alte.

La cosa migliore è non dire di essere omosessuale
Se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati

Uomini e donne Uomini Donne

Ogni età 18-34 35-44 45-54 55-64 65-74

Un po' più di divisioni si osserva sul vivere pubblicamente l'omosessualità: se comunque il 70,1% dei rispondenti non si trovava d'accordo con l'affermazione che "la cosa migliore per un omosessuale è non dire di esserlo", la percentuale di chi era d'accordo con l'affermazione "se gli omosessuali fossero più discreti, sarebbero meglio accetti" arriva al 55,9% della popolazione, con un picco del 72,6% tra le donne nella fascia di età tra i 65 e i 74 anni. Omosessualità accettabile, ma nascosta, dunque.

Osservando i dati della distribuzione delle opinioni, le aree di Italia in cui la mentalità sembrerebbe meno aperta all'omosessualità sarebbero Sud e isole.

Stereotipi sugli omosessuali

Gay Lesbiche

Uomini e donne Uomini Donne

Nella definizione del dizionario online Treccani, si legge che uno stereotipo è "in psicologia, opinione precostituita, generalizzata e semplicistica, che non si fonda cioè sulla valutazione personale dei singoli casi ma si ripete meccanicamente, su persone o avvenimenti e situazioni". Lo stereotipo del "gay effemminato" e della "lesbica mascolina" risultavano essere ancora piuttosto diffuse, in particolare la prima, che si attestava poco sotto al 40% in modo abbastanza uniforme e pressocché invariato per le fasce di età tra i 18 e i 54 anni.

Linguaggio omofobico

Ogni età 18-34 35-44 45-54 55-64 65-74

Il linguaggio omofobico è spesso emblematico di un ambiente in cui l'accettazione stenta a fare progressi. Osservando i dati raccolti dall'ISTAT, è interessante notare come le donne che dichiaravano di non usare mai linguaggio omofobico fossero una percentuale decisamente maggiore rispetto agli uomini, rispettivamente il 63,3% e il 34,5% in totale. Inoltre, la percentuale più alta di chi dichiarava di non usare mai linguaggio omofobico si registrava nelle fasce più alte di età. E' comunque molto comune sentire linguaggio omofobico attorno, con picchi del 47,8% tra le donne e del 58,3% tra gli uomini in fascia di età 18-34. Nonostante dai precedenti dati si evincesse un maggiore grado di accettazione per l'omosessualità in questa fascia, l'uso del linguaggio non sembra rispecchiare questa tendenza.

Lavoro

Rapporto con datori di lavoro
Rapporto con colleghi

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Ogni età 18-34 35-44 45-54 55-64 65-74

Al di là dell'opinione sull'omosessualità, dal sondaggio emerge un comune e diffuso consenso contro la discriminazione sul lavoro delle persone omosessuali, con il 92,3% che dichiarava non giustificabile un datore di lavoro che non assumesse un lavoratore con le qualifiche richieste solo perché omosessuale, e con il 96% che riteneva non accettabile un un atteggiamento discriminatorio da parte di un collega nei confronti di un altro lavoratore perché omosessuale.

Alloggio

Uomini e donne Uomini Donne

Similmente al lavoro, la percentuale di rispondenti che riteneva per niente giustificabile un proprietario che non affitti ad una persona perché omosessuale si attestava comunque sopra il 60% in tutte le fasce di età, con un picco dell'84% tra le donne tra i 35 ed i 44 anni. Allo stesso tempo, le percentuali più alte di chi trovava più o meno accettabile la cosa si registravano tra gli uomini e le donne tra i 65 ed i 74 anni e tra gli uomini tra i 35 ed i 44 anni.

Per quanto riguarda avere persone omosessuali come vicini, ancora una volta il gruppo che registrava il tasso più alto di persone che dichiaravano di non avere problemi in proposito era quello delle donne tra i 18 ed i 34 anni. Tra gli uomini, il gruppo analogo si collocava nella fascia di età tra i 45 ed i 54 anni, con il 57,8%.

Famiglia

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Le domande dell'ISTAT sul matrimonio ed i diritti delle coppie è molto interessante, perché fa emergere uno stacco piuttosto rilevante, anche sotto la luce dell'approvazione delle unioni civili: se, in generale, la maggior parte dei rispondenti si era dichiarato d'accordo sul fatto che fosse giusto che una coppia omosessuale potesse godere per legge degli stessi diritti di una coppia sposata, la percentuale di chi si dichiarava d'accordo sul fatto che una coppia omosessuale si potesse sposare risultava inferiore. Diritti sì, ma non si deve chiamare matrimonio: è forse un effetto della confusione tra matrimonio civile e rito religioso?

Meno incoraggianti sono i dati sulle adozioni: nel 2011 la percentuale dei rispondenti che trovava accettabile che una coppia di donne potesse adottare bambini era del solo 23,4%, e anche inferiore per le coppie di uomini, solo il 19,4%. E' poco sorpendente che, con simili dati, ad anni di distanza anche la semplice adozione dei figli del coniuge unito civilmente non sia stata approvata.

E ora? Le unioni civili

La Legge 20 maggio 2016 n.76 (detta "legge Cirinnà") in vigore dal 5 giugno dello stesso anno ha introdotto nell'ordinamento italiano un istituto simile, ma non uguale, al matrimonio per le persone dello stesso sesso, riconoscendo finalmente diritti a tali coppie. Al 1° gennaio 2018 le persone in tutta Italia che risultavano in un'unione civile erano 13256. Le regioni in cui si concentrano sono quelle del Nord e del Centro-Nord, con picchi in Lombardia e nel Lazio. C'è però un dato interessante da osservare all'interno di questi numeri: le coppie formate da donne sono solo un terzo del totale.

La distribuzione prevalentemente al Nord e al Centro delle coppie unite civilmente è sicuramente legata anche alla popolazione maggiore in alcune regioni rispetto ad altre, ma la cosa non può completamente spiegare il numero particolarmente basso di unioni civili nel Sud. Si può ipotizzare, in base ai dati presentati nella prima sezione, che in tali aree sia più difficile per una coppia omosessuale vivere pubblicamente.

Conclusioni

I risultati di questo studio hanno tratti rassicuranti sotto alcuni aspetti, mentre suscitano perplessità per altri, facendo emergere una certa confusione. Diritti come se sposati, ma non "sposati"; non malati, non (troppo) immorali, e certamente da non discriminare, ma meglio se più zitti e meno "appariscenti".

Bisogna inoltre precisare che sono trascorsi diversi anni da quando i dati per questo studio sono stati raccolti: per cui è lecito chiedersi se e quanto è cambiata la mentalità nel frattempo. Inoltre, questo studio ISTAT includeva anche alcuni dati sulla transfobia che però risultavano alquanto incompleti e carenti, per cui si è preferito non includerli in questo sito (per evitare di poterli citare solo in poche sezioni). Un nuovo studio che sia aggiornasse i dati precedenti sia includesse maggiori dati sulla transfobia sarebbe auspicabile ed interessante. C'è un'ulteriore questione che emerge dai dati dall'ultima sezione e che meriterebbe uno studio specifico: per quale motivo le coppie di uomini uniti civilmente sono di molto superiori rispetto a quelle di donne?

Credits

Progetto realizzato da Chiara Bettini (518134). Sito ottimizzato per Firefox 65.

I dati sono tutti prelevati dall'ISTAT. Per le date riguardanti le unioni civili e il depennamento dell'omosessualità dalla lista di malattie mentali da parte dell'Oms consultata Wikipedia. La voce Treccani su "stereotipo" è stata consultata il 6 febbraio 2019 in questa pagina.

Per le immagini: foto di ROBIN WORRALL (home), Peter Hershey (sfondo sezioni), Dil (sezione Alloggio) e Jiroe (Conclusioni) prelevate su Unsplash.