legge 266/91 – art. 1 comma 1: "per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà"



Statistiche sulla diffusione


In base ai dati forniti dal Censimento permanente sulle istituzioni non profit in Italia, pubblicati il 20 dicembre 2017, al 31 dicembre 2015 risultavano attivi circa 5.528.760 volontari

A livello territoriale, le regioni che presentano una maggiore concentrazione di volontari si trovano a Nord.Est e nel Centro Italia con un primato netto del Trentino Alto-Adige in cui il 21% della popolazione svolge attività di volontariato

uomini e donne


Gli uomini risultano più attivi rispetto alle donne. Circa il 14% degli uomini italiani fa volontariato, mentre le donne raggiungono il 12%. Il divario è dovuto unicamente ad una più consistente presenza di uomini nello svolgimento di attività organizzate: 8,8% contro 7%

Istituzioni non profit per settore di attività prevalente


Oltre agli ambiti di intervento tradizionali quali la sanità, l’assistenza sociale, la cooperazione e solidarietà internazionale e la tutela dei diritti, il volontariato sta ampliando il proprio raggio di azione anche in settori innovativi quali la tutela e la valorizzazione dei beni comuni, la promozione dello sviluppo economico e della coesione sociale. Un elemento informativo è costituito dalla tipologia dei destinatari dei servizi prodotti, in base alla quale è possibile distinguere fra istituzioni mutualistiche, ossia orientate agli interessi e ai bisogni dei soli soci, e istituzioni di pubblica utilità (o solidaristiche), dirette al benessere della collettività in generale. Le istituzioni non profit rilevate nel 2015 sono nel 63,3% dei casi di pubblica utilità (+1,5% rispetto al 2013) e mutualistiche per il restante 36,7%. L’orientamento è legato all’attività svolta, come emerso già nel 2013, le istituzioni solidaristiche sono presenti in misura nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (100,0%), della Religione (92%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (91,1%), dello Sviluppo economico e coesione sociale (90,2%), della Filantropia e promozione del volontariato (89,0%), della Sanità (88,7%). Le istituzioni mutualistiche invece sono più presenti nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (52,6%) e della Cultura, sport e ricreazione (46,4%), dove la finalità dell’organizzazione è orientata alla tutela degli interessi degli aderenti da una parte e al soddisfacimento dei bisogni di socializzazione dall’altra



Oltre a dare un contributo alla comunità, molti dei volontari che prestano la propria attività nell’ambito di una organizzazione si sentono gratificati per il proprio operato e quindi dichiarano di “sentirsi meglio con se stessi”. Anche uno studio portato avanti da RICCARDO GUIDI, ricercatore in Sociologia generale presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, KSENIJA FONOVIC, vicedirettore del Centro di Servizio per il Volontariato del Lazio e TANIA CAPPADOZZI, ricercatrice all’Istat, conferma questa ipotesi. Nel loro libro dal titolo ''Volontari e attività volontarie in Italia. Antecedenti, impatti, esplorazioni'' si afferma che «Fare volontariato» contribuisce al benessere psicologico, favorisce la partecipazione politica, genera fiducia e sembra avere anche un valore professionalizzante



PERSONE DI 14 ANNI E PIÙ CHE HANNO SVOLTO ATTIVITÀ GRATUITE A BENEFICIO DI ALTRI NELLE 4 SETTIMANE PRECEDENTI L’INTERVISTA (2017)
Nel 2017 circa 6 milioni di italiani hanno svolto una qualche attività gratuita presso un’associazione di volontariato o come volontari. L’incremento del numero di persone che svolgono attività di volontariato negli ultimi anni ha riguardato soprattutto due fasce d’età: gli adulti tra i 35-44 e tra i 45-54 anni. Il numero di volontari è dunque maggiore nelle classi di età centrali della popolazione per poi scendere dopo i 65 anni





Ancora più evidente è la relazione diretta dell’impegno volontario con il titolo di studio. Il tasso di volontariato totale è minimo tra coloro che hanno la licenza elementare o nessun titolo, aumenta invece in modo pressoché lineare al crescere del titolo di studio ed è massimo tra i laureati. Considerando la condizione occupazionale di chi presta attività volontarie, i più attivi risultano gli occupati (14,8%) e gli studenti (12,9%). Tra questi ultimi, in particolare, il tasso di volontariato organizzato raggiunge il massimo (9,5%) mentre il tasso di volontariato individuale risulta il minimo (4,3%)



Conclusioni


Dai dati analizzati sul volontariato in Italia si deduce che:

- a livello territoriale il volontariato è più diffuso al Nord, soprattutto a Nord-est -le risorse umane impiegate sono prevalentemente di sesso maschile e aumentano al crescere del titolo di studio posseduto -la maggior parte delle istituzioni non profit ha come finalità il sostegno e il supporto a soggetti deboli e/o in difficoltà. Altri settori di interesse diffusi riguardano la promozione e tutela dei diritti e la cura dei beni collettivi



Sito realizzato da Giulia Iacopetti per l'esame di Laboratorio e Progettazione Web dell'anno accademico 2017/2018.

Fonti Utilizzate: Istat, Censimento permanente delle Istituzioni non profit, Statistica sulle attività gratuite a beneficio degli altri