Come influisce la grande immigrazione in atto sul fenomeno della criminalità?
Uno dei dati più certi e nello stesso tempo impressionante è il numero di detenuti stranieri nelle carceri italiane. Nel 2017, secondo i dati del ministero della giustizia, su una popolazione detenuta complessiva di 57608 presenze, ben 19.745 erano stranieri, pari cioè al 34,28% del totale.
Quanto alla provenienza, le presenze di detenuti stranieri più significative sono nell’ordine quelle del Marocco, della Tunisia, della Nigeria e Romania. Dunque, 1/3 dei detenuti è di origine straniera, con una forte incidenza di extracomunitari e di rumeni. Considerato che certamente il numero degli stranieri presenti in Italia non assomma ad 1/3 della popolazione italiana, ne viene che il tasso di delittuosità degli stranieri sembrerebbe essere di molto superiore a quello degli italiani.
Occorre però considerare una serie di elementi con efficacia parzialmente correttiva o integrativa dei secchi dati analizzati.
In primo luogo è noto che, sociologicamente, il tasso di delittuosità è molto più elevato nella fascia di popolazione costituita da soggetti maschi e giovani. Esattamente la tipologia rappresentata dalla quasi totalità dei clandestini, con la conseguenza che è del tutto normale, quindi, che rispetto all’intera popolazione italiana quella degli immigrati presenti un tasso relativo di delittuosità più elevato.
In secondo luogo, bisogna tener conto del fatto che i condannati stranieri hanno una maggiore difficoltà ad accedere alle misure alternative al carcere, sia perché sono sovente assistiti da una difesa tecnica meno attrezzata sia perché non dispongono di quelle condizioni abitative, familiari e lavorative che costituiscono il presupposto per la concessione di misure extramurarie. Con la conseguenza che la percentuale della loro presenza in carcere può ben risultare influenzata verso l’alto, rispetto agli italiani, da questo fattore sostanzialmente strutturale senza che ciò significhi necessariamente un corrispondente più alto tasso di delittuosità.
Occorre, inoltre, separare il dato relativo al totale degli stranieri denunciati da quello dei “regolari”, cioè dei residenti. Come si osserva nel Dossier Statistico Immigrazione 2017 (Idos), «solo depurando gli stranieri denunciati della componente irregolare potremo dire se l’incidenza degli stranieri regolari tra i denunciati è superiore rispetto a quella che si riscontra nella popolazione residente in Italia».
Attraverso i dati del ministero si ricava ad esempio che, nel 2006, gli stranieri regolari denunciati in Italia costituiscono quasi il 6% del totale dei denunciati a fronte di un’incidenza degli stranieri regolari residenti sull’intera popolazione pari a circa il 5%, al quale dovrebbe essere aggiunta la massa degli stranieri presente regolarmente in Italia ogni anno ma non residente (si parla di quasi 50 milioni complessivi transitanti ogni anno in Italia).
La conclusione è tanto ovvia in sé, quanto problematica per le conseguenze che essa suggerisce. È evidente, infatti, che il tasso di delittuosità degli stranieri è pressoché coincidente con quello degli italiani quando si tratta di “regolari”, mentre s’innalza davvero notevolmente quando sono “irregolari”.