una LINEA sottile ...


Come alcune decisioni cambiano nel tempo

Introduzione

L’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è una pratica autorizzata e legalizzata a partire dalla fine del XX secolo in alcuni paesi del mondo, prevalentemente occidentali, solitamente a discrezione della donna e nei primi mesi di gravidanza. L’attualità tuttavia ci mostra quanto ancora questo argomento accenda forti dibattiti a livello sociale, politico ed etico: un ultimo esempio è il referendum svoltosi pochi mesi fa in Irlanda, paese fortemente cattolico, dove prima della legalizzazione dell’aborto erano state ben 177.000 le irlandesi che si erano dovute recare in Inghilterra per effettuare l’interruzione di gravidanza ancora vietato nel loro paese. Il fenomeno sembrerebbe rallentato, e di poco diminuito nei paesi sviluppati, tuttavia ancora in crescita nei paesi in via di sviluppo.

Ma quanto possono influire, sulla scelta di un paese, nel tempo, le proprie convinzioni etiche, gli orientamenti religiosi e la cultura stessa?
Quanto è sottile la linea di separazione tra ciò che è legale per la legge e ciò che è eticamente giusto?



In Italia

Dopo varie mobilitazioni, delle quali si fecero promotori il Centro d’Informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto e il Partito Radicale, arrivando a raccogliere quasi 700.000 firme, in Italia il 22 Maggio 1978 venne approvata dal Parlamento la legge 194 che regolarizzava l’aborto, consentendo alla donna di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione, mentre successivamente solo per motivi di salute della donna. I dati registrati a partire dagli anni '90 tuttavia hanno denotato come il numero degli aborti si sia abbassato sensibilmente e quasi dimezzato in quasi tutte le regioni d'Italia. Ad oggi la Liguria detiene ancora il maggior numero di interruzioni di gravidanza, seguita dalla Emilia-Romagna e dalla Puglia.

Quali sono i fattori che incidono nella decisione?


I numeri ministeriali, permettono anche di tracciare un identikit delle donne che scelgono l’interruzione di gravidanza per stato civile, titolo di studio ed età. La maggioranza delle donne si colloca nella fascia di età 30-34 anni (21,6%). Seguono le donne di poco più mature, quelle tra i 35 e i 39 anni, che rappresentano il 20,9%.Si tratta di una percentuale di poco superiore alle 25-29enni, che sono il 20,6%. Oltre il 10% anche le 40-44enni (10,8%) mentre le donne al di sopra dei 45 rappresentano solo l’1% del totale. Le ragazze non ancora o appena maggiorenni (15-19) sono il 7,5%, quelle al di sotto dei 15 anni lo 0,2%. Un dato da non sottovalutare.
Il grafico mostra la percentuale di aborti per età in relazione allo stato civile e al grado di istruzione della donna. Si nota come tra le donne nubili, la percentuale di aborti sia maggiore tra i 20 e i 29 anni se in possesso di una licenza superiore (61,2%); mentre tra le coniugate e vedove o separate (categoria altro), deciderebbero di interrompere una gravidanza tra i 30 e 39 anni e in possesso di una laurea (circa il 60%).

Che relazione c'è tra religione e numero di aborti?

Uno dei motivi che più influenza la decisione di effettuare o meno un'interruzione di gravidanza è l'orientamento religioso e l'adesione ad esso, tanto è vero che in paesi fortemente legati alla religione, se non concesso da essa, la pratica dell'IVG non è stata ancora legalizzata.
Il nostro paese, nonostante sia aumentato del 3% rispetto all'inizio del XXI secolo il numero degli atei, è al venticinquesimo posto nel mondo per percentuale di credenti(di qualunque religione), e sesta in Europa.
Il grafico mostra il rapporto tra tasso religioso e tasso di aborti per ogni regione, ciascuna rappresentata da un diverso simbolo. Il grafico sembrerebbe dimostrare come anche in Italia le regione più religiose hanno un tasso di aborti più basso, e le regioni con più aborti hanno un minore legame con la chiesa. L'unica eccezione sembra essere la Puglia dove i valori sono elevati in entrambi i casi.

Che ruolo ha l'utilizzo dei metodi di contraccezione?

Un altro interessante dato da tenere in considerazione è l'utilizzo di contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate. In effetti sempre più spesso sentiamo parlare di quanto sia necessario educare le persone sin da giovani riguardo la sessualità, per evitare di incappare da un lato nei pericoli di malattie sessualmente trasmissibili e dall'altro proprio in gravidanze indesiderate. Il grafico ci delinea la media delle coppie, tra i 15 e i 49 anni, che utilizzano contraccettivi in Italia, dal 1970 ad oggi (con un progressivo aumento previsto fino al 2030).



Il ruolo degli obiettori

L’articolo 9 della Legge 194 afferma:

“L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente
le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività
specificatamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione
della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente
e conseguente all’intervento”.


Negli ultimi anni è stato rilevato un progressivo aumento degli obiettori
alla pratica dell'aborto. I dati (del 2013 qui riportati) dimostrano fedelmente
quanto nelle regioni con meno interruzioni di gravidanza siano molto elevati
gli obiettori, come Molise, Basilicata e Veneto, e come diminuiscano
nelle regioni con elevate percentuali di aborti,
come in Emilia-Romagna e Lombardia.

Ciò che stupisce è quindi la correlazione tra la
diminuzione di aborti e l’incremento degli obiettori di coscienza
che, specie tra i ginecologi, sono diventati più di due
su tre "con una tendenza alla stabilizzazione dopo un notevole
aumento negli anni" che ha visto il passaggio dal 58,7%
del 2005 al picco del 70,7% nel 2009.
Il secondo grafico, invece, mostra i luoghi, a seconda dell’area geografica di provenienza, dove le donne italiane si recherebbero per effettuare la pratica di interruzione di gravidanza. Si nota come nel Nord e Centro Italia (dove il tasso di aborti è maggiore)
quasi la metà si rivolga ad un consultorio familiare,
mentre nel Sud e nelle Isole (con un tasso di aborti minore,
ma con più obiettori) al reparto di ginecologia e ostetricia.


Nord Centro Sud Isole

Nel mondo

Mentre in Italia l'interruzione di gravidanza può avvenire a discrezione della donna, la situazione mondiale è particolarmente interessante e le motivazioni ammesse dai diversi stati sono diverse: in primo luogo abbiamo i casi in cui l'aborto è praticato per salvaguardare la salute della madre, in caso di gravi malformazioni del feto, e di gravidanza a seguito di violenza sessuale subita. Queste motivazioni sono ammesse anche in alcuni paesi di stampo conservatore, come l'Iran. In altre nazioni, inoltre, si tiene conto anche di istanze psicologiche e sociali, tra le quali il desiderio o meno della donna di diventare madre, la gravidanza dovuta a rapporti preesistenti o al di fuori di quello vissuto correntemente dalla donna, il timore della reazione del proprio nucleo familiare o della società in genere. In altre nazioni ancora, l'aborto è imposto alla donna o fortemente raccomandato quando il nascituro non abbia le caratteristiche volute dalla famiglia, prima fra tutte il genere. Questa condizione sociale privilegia i maschi rispetto alle femmine che vengono, in alcuni stati, sistematicamente abortite. Questa situazione è endemica in ampie zone dell'India e della Cina. Il grafico mostra quali nazioni (nel 2013) hanno reso legale l'aborto in base alle motivazioni sotto elencate. I valori della mappa indicano "0" dove l'aborto non è consentito, "1" dove, invece, è legale.

Ragioni economiche e sociali Problemi del feto Su richiesta Stupro o incesto Per salvare la vita della donna


La situazione nel mondo

Il grafico mostra le percentuali di aborti nelle più grandi aree del mondo, dal 1990 al 2014. Si nota come le interruzioni di gravidanza siano in costante aumento nei paesi in via di sviluppo (Africa, America Latina e Asia), mentre come in paesi sviluppati (Nord-America ed Europa) ci sia un notevole calo di operazioni IVG.

Quanto incidono l'alfabetizzazione e la contraccezione?

Alfabetizzazione e consapevolezza sono due fattori strettamente collegati? Una maggiore e più efficace educazione è in grado di aumentare il senso critico delle persone e migliorarne le loro scelte? I dati mostrano un generale aumento dell’alfabetizzazione mondiale, con una maggiore rilevanza nei paesi in via di sviluppo. Mettendo in relazione il grado di alfabetizzazione mondiale con il tasso di interruzioni di gravidanza, è possibile notare come nei paesi già sviluppati, dove la percentuale di aborti, è diminuita, il tasso di alfabetizzazione sia invece aumentato e si registrino i valori più alti. Viceversa, nei paesi in via di sviluppo si parla ancora di un tasso di alfabetizzazione ancora molto basso (solo 61% nel 2016), anche se in continua crescita, con un numero di aborti sempre maggiore.

L'utilizzo di contraccettivi è ormai diffuso in tutto il mondo, ma i dati mostrano come nel continente africano la percentuale sia ancora molto bassa, motivo per cui il numero di figli medio a famiglia sia decisamente superiore rispetto agli altri continenti e che molte nazioni vietino o siano molto rigidi riguardo la possibilità di interruzioni di gravidanza.

Conclusioni


56 milioni di aborti nel mondo
84926 aborti in Italia
74,7% in meno rispetto al 1982
12% in più di obiettori negli ultimi 10 anni

È molto interessante osservare come in Italia, dove l’aborto è legale già dal 1978, sia stata registrata un’inversione di tendenza, con una progressiva diminuzione della pratica (74.7% dati fino al 2016). Analogamente a questo dato, coinciderebbe invece l’aumento degli obiettori (ginecologi ed anestesisti), soprattutto nelle regioni dove è stato registrato un calo di operazioni di interruzione di gravidanza. La progressiva diminuzione generale potrebbe quindi essere causata, oltre che da un numero maggiore di obiettori, che quindi costringerebbero le donne a rivolgersi altrove oppure a non abortire, da motivazioni religiose, condizione civile, età e grado di istruzione.

Più in generale, è possibile notare come, in Italia e nel resto del mondo, sia aumentato l’utilizzo della contraccezione e del grado di alfabetizzazione, che determinerebbero una maggiore consapevolezza sia della prevenzione sia di nuovi modelli di stile di vita, ancora però molto bassi nei paesi in via di sviluppo, dove infatti gli aborti sono ancora molto numerosi.

L’interruzione di gravidanza è, infine, una decisione molto importante nella vita di una donna, ma che non sempre e non ovunque è un diritto. Le convinzioni etico-religiose sono determinanti nella scelta di un paese e di una persona, e non sempre chi decide di sottoporsi a questo tipo di intervento è totalmente consapevole. Ci sono tantissime motivazioni per cui una donna può decidere (o essere costretta) ad abortire e, per questo, si tratta di una linea di confine davvero molto sottile.