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Livello istruzione giovanile in Italia


L’istruzione la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono opportunità altrimenti precluse.
L’istruzione non solo ha un valore intrinseco, ma influenza il benessere delle persone in modo diretto.

Il termine “dispersione scolastica” da circa trent’anni sostituisce quello di “selezione” e di “mortalità scolastica”, sottolineando l’intreccio tra due problemi, quello del soggetto che “si disperde” e quello del sistema che “produce dispersione” (insufficiente capacità del sistema di rispondere con un’adeguata offerta ai bisogni della popolazione in formazione), con effetti di dissipazione di intelligenze, risorse, potenzialità dei giovani.

Dispersione scolastica nel biennio.

La dispersione scolastica si concentra nel biennio delle superiori ed in particolare nella classe prima. Uno studente italiano su tre abbandona la scuola statale superiore senza aver completato i cinque anni. In questo arco di tempo il nostro sistema scolastico perde oltre il 20% degli studenti provenienti in generale da strati sociali deprivati culturalmente e socialmente. il nostro sistema di istruzione, soprattutto della secondaria di secondo grado, così com’è oggi organizzato, genera un tasso di dispersione molto elevato. Dobbiamo aver chiaro che c’è una dispersione che va attribuita a cause di tipo socio-culturali, legate al contesto in cui vive lo studente, ma c’è anche una dispersione prodotta dal sistema di istruzione. Ed è su questo aspetto che è necessario intervenire con nuove proposte di politica scolastica. È quanto emerge dai dati del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca elaborati nel dossier Dispersione di Tuttoscuola. Le cose poi variano molto di provincia in provincia, come se ogni regione d’Italia avesse la sua sacca di dispersione scolastica. Si evidenzia dal grafico sottostante come la dispersione del biennio, al variare degli anni, sia un fenomeno che interessi prevalentemente le regioni del sud Italia e talvolta sia presente anche in alcune regioni del Nord.

Il grafico mostra l'abbandono sul totale degli iscritti nel primo biennio,delle scuole secondarie superiori, per ogni Regione d'Italia, in un anno specifico (espresso in percentuale).


Nella scuola secondaria di secondo grado la dispersione interessa prevalentemente il primo anno di corso; sono infatti i primi ingressi nel sistema scolastico e gli anni di passaggio da un ordine all'altro che costituiscono una soglia critica nel percorso scolastico. L’emergenza sta nel biennio della scuola di II grado, dove vengono al pettine anche alcuni problemi non risolti nel I grado. I dati recentemente pubblicati (2011) dal MIUR dicono che la percentuale di alunni non ammessi al 2° anno della scuola di II grado si aggira intorno 20%, dato che varia in relazione al percorso scelto.


Scolarizzazione.


Conforta il fatto che si diplomi la quasi totalità degli studenti che arrivano al termine del quinquennio di II grado e il dato sia soddisfacente in tutti i tipi di scuola. Migliorare la formazione e l'istruzione è una delle priorità della cosiddetta strategia Europa 2020, adottata dal Consiglio europeo nel giugno 2010. Più precisamente, due obiettivi sono stati assegnati a tutti gli stati membri: aumento percentuale delle persone che hanno completato l'istruzione superiore e riduzione del numero di giovani che abbandonano prematuramente la scuola e la formazione. Si evidenzia dal grafico sottostante come la scolarizzazione sia un fenomeno pressochè omogeneo nelle zone del Centro e del Nord Italia mentre il Mezzogiorno, pur avendo una percentuale abbastanza alta, si trova in ultima posizione con valori leggermente inferiori, per ogni anno indicato.

Il grafico mostra la popolazione in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore (espresso in percentuale)



Livello istruzione confronto: Giovani - Adulti.

Quasi la metà della popolazione italiana è ferma alla licenzia media. Lo attesta l'Istat, nella prima edizione del rapporto "Cento statistiche per il Paese". Nel 2007 infatti il 48,2% della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito come titolo di studio più elevato solo la licenza di scuola media inferiore. Si evidenzia dal grafico sottostante come il livello d'istruzione con i giovani di oggi, si sia veramente alzato e sia omogeneo nelle regioni, rispetto la popolazione in età 25-64 anni. Oggi quasi tutti sono in possesso della licenza media inferiore, un titolo che chi ha tra 25-64 anni non sempre otteneva.

Il grafico mostra il confronto tra la popolazione di 15-19 anni in possesso almeno della licenza media inferiore (espresso in percentuale) e la popolazione in età 25-64 anni che ha conseguito al più un livello di istruzione secondario inferiore (espresso in percentuale)



Giovani che non lavorano e non studiano.


Ecco i Neet, giovani che non studiano e non lavorano. Vanno dai 15 ai 29 anni. Madri, ragazzi poco scolarizzati, immigrati e adolescenti con famiglie in difficoltà. Sono loro i giovani che hanno le maggiori probabilità di diventare Neet in Italia dove le aspettative lavorative si scontrano con politiche lontane dai bisogni reali come nel caso delle ragazze con un figlio che per anni non cercano lavoro perché non possono permettersi tate e asili nidi. Si evidenzia dal grafico sottostante come il fenomeno dei Neet, al variare degli anni, sia prevalente nel Mezzogiorno, rispetto alle restanti zone dove il fenomento è diffuso in maniera omogenea.

Il grafico mostra i Neet,giovani che non studiano e non lavorano, suddivisi nelle zone italiane. (espresso in percentuale)



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