Matrimoni in calo. In aumento separazioni e divorzi

È dal 2012 che in Italia non si superano più i 200 mila matrimoni all'anno. Nemmeno la lieve ripresa del 2015 ci ha riportati ai valori registrati quarant'anni fa, che oltrepassavano i 400 mila. L'Italia si colloca così tra i paesi europei con il più basso tasso di nuzialità. Diversa la situazione per separazioni e divorzi, entrambi in crescita. Spiccano i divorzi del 2015: 30 mila in più rispetto all'anno precedente. Nonostante questo, il tasso di divorzio in Italia è al di sotto della media europea.


Ma come si arriva al divorzio?
Partiamo da un'analisi preliminare sui matrimoni, per poi soffermarci sulla separazione, primo passo verso il divorzio.

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Matrimoni e divorzi in Europa...

Fonte: http://www.datosmacro.com

Anno di riferimento: 2015

Matrimoni Divorzi
Tasso matrimoni =
numero matrimoni / popolazione
x 1000
  • Tasso medio di matrimoni: 5.04
  • Paese con tasso massimo: Bielorussia (8.86)
  • Paesi con tasso più vicino alla media: Danimarca (5.08), Svizzera (4.98)
  • Paese con tasso minimo: Ucraina (0.79)
Tasso divorzi =
numero divorzi / popolazione
x 1000
  • Tasso medio divorzi: 1.87
  • Paese con tasso massimo: Bielorussia (3.77)
  • Paesi con tasso più vicino alla media: Norvegia (1.89), Slovacchia (1.85)
  • Paese con tasso minimo: Bosnia ed Erzegovina (0.60)

Dai dati emerge che l'Italia è al di sotto della media europea sia in termini di tasso di matrimoni (3.20) che in termini di tasso di divorzi (1.36).

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...e come vanno le cose in Italia?

In Italia i matrimoni sono in forte calo. Sembra paradossale ma si è tornati ai livelli rilevati in seguito alla proclamazione del Regno d'Italia (1861). Non si può dire altrettanto per separazioni e divorzi che sono in costante aumento.

Osservando il grafico si nota che:

quando

Quando si fa il grande passo e quando si torna indietro?

A che età preferiscono sposarsi gli italiani?

Le curve che mostrano il numero di matrimoni nelle diverse fasce di età per i due sessi seguono più o meno lo stesso andamento. Si notano però alcune differenze:
  • il numero di ragazze che si sposano tra i 15 e i 24 anni è più alto rispetto a quello dei ragazzi;
  • questi ultimi, invece, vanno molto più a nozze tra i 25 e i 29 anni;
  • mentre il numero delle donne che indossano il vestito bianco cala senza riprese dopo i 34 anni, quello degli uomini, dopo un brusco decremento, torna ad aumentare lievemente dopo i 60 anni.

La crisi di mezza età può condurre verso la separazione?

Per quanto riguarda le separazioni:
  • per ogni classe di età fino ai 44 anni, il numero di donne che si separano è sempre maggiore di quello degli uomini. Viceversa, questi, nelle classi di età successive ai 45 anni, registrano valori sempre superiori a quelli delle donne;
  • mentre per le donne il numero massimo di separazioni si attesta tra i 40 e i 44 anni, per gli uomini si rileva tra 45 e i 49.

Significativo l'aumento di separazioni, per entrambi i sessi, dopo i 60 anni. Questo fenomeno, chiamato gray divorce in America, si sta intensificando anche in Italia. Tra le possibili cause l'indipendenza economica delle donne, una maggiore elasticità morale e consapevolezza di sé.

Dai dati emerge che, sia gli uomini che le donne preferiscono sposarsi intorno ai 30-34 anni, probabilmente dopo aver concluso gli studi universitari e/o aver trovato lavoro. Inoltre, il maggior numero di separazioni si registra tra i 40 e i 49 anni. Ciò fa dunque pensare che una "crisi di mezza età" possa influire sulla scelta di compiere tale passo.

chi

Qual è il ruolo della condizione professionale nella separazione?

La tabella soprastante tiene conto di 25 tipologie di coppie, che differiscono l'una dall'altra per la condizione professionale dei coniugi. Per ogni tipologia è riportato un valore percentuale, che indica quante coppie di quel tipo si sono separate, in relazione al numero totale di coppie della stessa natura presenti nel periodo preso in esame.

Valore =
numero separazioni di coppie di una tipologia / numero totale di coppie di una tipologia
x 100

Si separa di più chi è disoccupato?

Rilevante pare essere il ruolo della disoccupazione. Le categorie che presentano le percentuali più alte sono infatti quelle che vedono disoccupato almeno uno dei coniugi: la tipologia più rilevante risulta essere quella marito disoccupato-moglie occupata (2,11%), subito seguita da quella in cui entrambi i coniugi sono disoccupati (1,68%). Degni d'attenzione anche i casi con marito occupato e moglie disoccupata (1,37%), e quelli con marito disoccupato e moglie pensionata (1,33%), che presentano valori superiori a quello delle coppie occupato-occupata (1,22%).

...e quello del titolo di studio?

Prendendo in considerazione 16 tipologie di coppie, differenti per il titolo di studio posseduto dai coniugi, la tabella riporta per ogni categoria il relativo numero di separazioni.

Spiccano fra le altre le coppie del tipo licenza media-licenza media (20540 separazioni) e quelle diploma-diploma (23610 separazioni).

chi

I figli vanno davvero sempre solo alla mamma?

Durante la separazione i figli possono essere affidati alla madre, al padre, a entrambi o a terze persone. Confrontando dati relativi agli anni 2008 e 2012 si evince che, su larga scala, le preferenze non sono rimaste invariate nel tempo:

perche

Di chi è la colpa nelle separazioni?

In tutte le regioni italiane il motivo principale alla base delle separazioni è l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza matrimoniale. Questo concetto, definito dalla Cassazione civile con sentenza n. 2274, può avere natura:

Inoltre, l'intollerabilità può dipendere anche dalla condizione di disaffezione e distacco spirituale di uno solo dei coniugi.

Dai dati emerge che in media l'82,9% delle separazioni a livello italiano sia dovuto all'intollerabilità, con picco massimo registrato in Sardegna (94,8%) e minimo attestato in Molise (72,4%). Nei restanti casi, è comunque sensibilmente più alta la percentuale di separazioni in cui la colpa è imputabile all'uomo rispetto a quelle in cui lo è alla consorte:

La mappa è stata costruita in base alla differenza tra la percentuale di separazioni imputabili al marito (sempre maggiore) e la percentuale di quelle imputabili alla moglie. Questo calcolo è stato effettuato per ogni regione italiana.

Valore = percentuale di separazioni imputabili al marito - percentuale di separazioni imputabili alla moglie

Ciò che risulta lampante da un primo sguardo è che: La Toscana, con il 12.5%, si colloca tra le regioni in cui la differenza calcolata è maggiore.
come

Con quale rito preferiscono sposarsi gli italiani?

Le nozze in chiesa saranno presto un lontano ricordo?

I matrimoni religiosi sono in drastico calo. Ciò è probabilmente dovuto alla disaffezione per la religione e alle nuove tutele per le coppie di fatto: infatti il matrimonio non è più ritenuto necessario per abbandonare la casa o mettere al mondo figli. Nel 2014 in Italia si sono celebrate 108 mila nozze in chiesa, 61.583 in meno del 2004, ma soprattutto 127.936 in meno rispetto al 1994. In vent'anni quindi, c'è stato un crollo del 54% dei riti religiosi.

Addirittura, secondo una proiezione statistica del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), nel 2020 si avranno più matrimoni civili che religiosi e nel 2031 non verrà celebrato alcun matrimonio in chiesa. Succederà davvero?

Il rito del matrimonio influisce sulla modalità di separazione?

Si parla di separazione consensuale nel caso in cui i coniugi riescano a trovare un accordo riguardante le condizioni, personali e patrimoniali, della separazione stessa. Il tribunale si limiterà ad assicurare che si rispettino i patti presi, tramite decreto. Se, invece, i componenti della coppia non raggiungono tale accordo, la separazione è pronunciata con sentenza dal tribunale, che decide le condizioni. In questo secondo caso si parla di separazione giudiziale.

Risulta chiaro che il rito di celebrazione del matrimonio (religioso o civile) non influenza il tipo di procedura giuridica scelta per la separazione (consensuale o giudiziale).

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