La salute mentale, secondo la definizione data dal WHO (World Health Organization), è lo stato di benessere in cui ogni individuo realizza il proprio potenziale, può fronteggiare i normali problemi della vita, può lavorare in maniera produttiva e fruttuosa, ed è capace di dare un contributo alla sua comunità. Viene inoltre sottolineato che lo stato di completa salute non può essere associato alla semplice assenza di malattia o infermità, infatti il benessere mentale è, assieme a quello fisico e sociale, essenziale per raggiungerlo. L’obiettivo del WHO è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute.

Nonostante i propositi del WHO, in pratica la situazione è molto diversa. L’ammontare della spesa per la salute di ogni stato varia molto a seconda delle possibilità economiche e della priorità che viene data a questo aspetto. Il rapporto tra questa spesa e il PIL ci permette di osservare ad esempio che l’Austria, nel 2005, è stato il paese europeo che in proporzione ha speso più di tutti gli altri presi in considerazione (9.58). Nel 2011 è stato però superato dal Belgio (10.11) che ha mantenuto il suo posto anche nel 2013 (10.41). In confronto, un paese come il Canada nel 2011 arrivava ad appena 0.3515 e il Messico nel 2013 raggiungeva 0.55 , valori nettamente inferiori anche a quelli dei paesi dell’America Meridionale e dell’Asia. In media, è proprio quest’ultima ad avere il primato sugli altri continenti nel 2013 con un valore di 3.84. Risulta inoltre importante sottolineare che 88 paesi hanno adottato leggi e 120 hanno aderito a programmi atti a migliorare la loro validità nel settore della salute mentale.




La panoramica sulla spesa della salute ci permette di mettere in luce uno degli aspetti che si connettono direttamente alla salute mentale, ovvero il tasso dei suicidi. Potremmo pensare che ad un paese più povero corrisponda un tasso più alto. Tuttavia confrontando un paese con un reddito medio-basso come lo Zambia, dove il tasso dal 2004 al 2013 è sceso vertiginosamente da 15.7 a 1.3, con uno con un reddito alto come il Giappone che negli stessi anni è aumentato di uno 0.2 (da 18.5 a 18.7), possiamo assumere che non sia così e che le misure prese dallo Zambia per fronteggiare il problema siano risultate più efficienti. Continuando il confronto, possiamo basarci su un secondo importante indicatore, l’YLL , che rappresenta gli anni di vita persi. Lo Zambia dal 2004 al 2013 presenta un calo dell’ YLL pari a 24.9 ( da 56.5 a 31.6) mentre in Giappone si è passati da 11.1 a 9.1 , con una differenza quindi di soli 2 punti. Questo di nuovo ci porta a pensare che il grado di ricchezza di un paese non sia di fatto una condizione necessaria e sufficiente per una maggiore attenzione ai problemi che stiamo trattando.





Impiegati nel settore della salute mentale
Numero di letti disponibili


Prendiamo in esame alcuni dati riguardanti le strutture e il personale impegnato nel settore della salute mentale. Facendo una media del numero delle varie categorie di dipendenti, notiamo che in generale in Europa abbiamo un leggero aumento, eccetto che per gli psichiatri per i quali siamo passati da una media europea di 12.12 a 11.60. In confronto ad un continente come l’Africa tuttavia, i numeri sono nettamente superiori visto che solo per quanto riguarda la media degli infermieri, nel 2013, si supera l’unità arrivando a 2.15. I posti letto disponibili negli ospedali psichiatrici, generici e nelle strutture residenziali ci possono aiutare a capire quanto di quello che viene speso per la salute, sia destinato alle strutture e in particolar modo in questo caso, a quei luoghi dove ci si occupa delle malattie mentali. Un nuovo confronto tra due continenti come l’Europa e l’Africa evidenzia un’enorme differenza. L’Europa presenta come media ad esempio negli ospedali psichiatrici, un valore pari a 25.58 per il 2013, in calo rispetto al 2011 (36.47) ma comunque superiore di gran lunga ai numeri corrispondenti che riguardano l’Africa, dove la variazione dal 2011 al 2013 è stata minima, da 5.49 a 2.44. Su questo aspetto quindi sembra che il livello di povertà influisca e che la salute mentale abbia meno possibilità di avere una cura adeguata.

Il quadro che si delinea a partire da questi dati fa quindi pensare che la salute mentale non dipenda dalla povertà di un paese. I tassi dei suicidi e l’YLL mostrano chiaramente che vi sono paesi poveri con valori molto bassi e, al contrario, paesi ricchi con valori altissimi. Sicuramente le infrastrutture e la quantità di impiegati nel settore sono maggiori dove le possibilità economiche sono migliori ma è opportuno riflettere anche sul rapporto che c’è tra il PIL e la spesa per comprendere che spesso in quei paesi si potrebbe spendere di più per fronteggiare problemi come quello delle malattie mentali e la salute in genere.