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Rifiuti in Italia: report su raccolta differenziata e gestione dei rifiuti urbani


I dati storici per una visione chiara sulla situazione attuale.

In Italia si producono ogni anno enormi quantità di rifiuti urbani, circa 30 milioni di tonnellate, ma il quadro che emerge dai dati relativi all’ambiente è confortante. Nel corso degli anni, infatti, è aumentata la percentuale di rifiuti differenziati ed alcune regioni d’Italia si sono dimostrate virtuose, registrando alte percentuali.

Se si osservano i dati riportati sulla mappa, è possibile visualizzare per ogni regione la percentuale di rifiuti oggetto di raccolta differenziata.

Storico raccolta differenziata

In base all’anno, emergono diversità nella percentuale di rifiuti differenziati e, per avere un quadro dettagliato, vediamo in quale fascia di percentuale si colloca ciascuna regione.


Nel 1996:

Nel 2005:

Nel 2013:

Prendendo in esame questi tre anni, possiamo notare che le fasce di appartenenza subiscono una variazione di intervallo e che, a partire dal 1996, la regione che ha registrato una percentuale alta di raccolta differenziata è la Lombardia insieme al Veneto e al Trentino Alto Adige.Queste tre regioni, infatti, occupano il primo posto in classifica e possono essere denominate come “Regioni più virtuose”.

Invece, nel 1996, la regione che ha registrato una percentuale bassa di raccolta differenziata, rispetto alle altre regioni, è la Calabria insieme a Sardegna, Molise e Sicilia. Queste regioni occupano nel corso degli anni l’ultimo posto in classifica e possono essere denominate come “Regioni meno virtuose”, poiché stanno al di sotto del 25%.


Più in generale, nonostante la raccolta differenziata sia in crescita in tutte le regioni, emerge ancora un grande divario tra il Nord e il Sud del Paese: nel 2013 il Nord-est detiene il primato con il 64,65% portato dal Veneto (in linea con gli obiettivi europei) mentre il Sud continua a restare indietro con il 13,44% della Sicilia.


Fondamentale sarà per il sistema Paese riuscire a colmare la differenza tra i territori, soprattutto se si vuole raggiungere l’obiettivo fissato dall'Unione europea, ovvero il 50% di rifiuti urbani differenziati e riciclati entro il 2020.

L’Unione europea (con la direttiva 2008/98/CE) propone di usare in modo efficiente risorse ed energia attraverso il passaggio da un’ economia lineare ad un’economia circolare. Il principio base dell’economia circolare è che "tutti i flussi di prodotti e materiali possono essere reintrodotti nel ciclo dopo l'uso e diventano risorsa per nuovi prodotti e servizi”. Ciò significa che il rifiuto in quanto tale non esiste più.


Agli Stati membri, quindi, viene chiesto di impegnarsi affinché i materiali riciclabili non finiscano in discarica, ed entro il 2020 il riciclaggio dei rifiuti urbani (limitatamente a carta, vetro, organico, plastica e metalli) dovrà essere cresciuto almeno del 50%.

In Italia, però, siamo ancora lontani da questo principio e, anche se dalla raccolta differenziata arrivano timidi segnali positivi, il dato complessivo è ancora lontano dalle disposizioni di legge. Inoltre, si deve tenere in considerazione il fatto che non tutto quello che viene raccolto per tipologia di rifiuto viene poi effettivamente recuperato e riciclato.

In conclusione, si è visto un aumento della raccolta differenziata nel corso degli anni, ma l’avvio al riciclo è stato superato dall’avvio in discarica e negli impianti di incenerimento.

Gestione rifiuti

Di seguito vengono mostrati i dati presentati dall’ISTAT sulla gestione dei rifiuti urbani.

I dati sulla gestione, riportati in serie storica dal 2000 al 2007, derivano dall’indagine “Dati ambientali nelle città” che viene effettuata annualmente dall’ISTAT e che raccoglie informazioni ambientali.

In questo caso il campione oggetto d’indagine è costituito dai 110 comuni italiani capoluogo di provincia.


Per una visione più ampia, i dati delle province sono stati utilizzati per ricavare la media italiana sulla gestione dei rifiuti.

Sul grafico, infatti, è possibile visualizzare i risultati sulla gestione dei rifiuti in base al loro avvio in discarica, al compostaggio, al recupero e all’incenerimento.

Sulla mappa sono presenti i dati sulla quantità (kg) dei rifiuti recuperati in ogni regione italiana.


Osservando il grafico e la mappa vediamo quali sono i principali risultati che emergono, in modo tale da poter valutare i cambiamenti avvenuti durante il periodo preso in esame.



In Italia, dal 2000 al 2007, i rifiuti urbani conferiti in discarica sono passati da 378,90 kg a 335,83 kg per abitante, i rifiuti inceneriti sono passati da 218,62 kg a 232,6 kg per abitante, i rifiuti recuperati sono passati da 80,43 kg a 133,42 kg per abitante, invece, i rifiuti avviati al compostaggio sono passati da 36,9 kg a 67,02 kg per abitante.

In generale, rispetto al 2000, i comuni capoluogo di provincia hanno ridotto il ricorso alla discarica, hanno mantenuto più o meno costante nel tempo la quantità di rifiuti inceneriti ed hanno avviato maggiori quantitativi di rifiuti agli impianti di recupero e di compostaggio.


Se si analizzano i dati aggregando le province per ripartizione geografica la situazione risulta molto diversificata, ma nonostante le differenze nella gestione l’andamento è lo stesso: i rifiuti avviati in discarica diminuiscono ovunque, mentre aumentano quelli avviati al recupero e al compostaggio.


Osservando sulla mappa i dati del 2007, possiamo dire che le regioni più vicine ad una situazione ottimale per i rifiuti avviati al recupero sono: Emilia Romagna con 235,2 kg, Umbria con 229,9 kg e Lombardia con 200,8 kg; in contrapposizione, le regioni poco attive nell’applicazione delle misure più adeguate, per ottenere migliori performance nella gestione dei rifiuti, sono il Molise che avvia al recupero 33,6 kg, la Campania (48,8 kg) e la Sardegna (50,5 kg).


Considerata la priorità da seguire in base all’ultima direttiva europea sui rifiuti urbani, c’è un evidente miglioramento in termini di gestione. L’analisi dei dati, però, evidenzia che le discariche sono ancora un punto di riferimento importante e, nell’ambito della gestione, le pubbliche amministrazioni (in base alle normative nazionali ed europee), dovrebbero promuovere iniziative per ridurre lo smaltimento in discarica dei rifiuti e lasciarlo come soluzione di ultima istanza alla quale fare ricorso in casi del tutto eccezionali.


Durante tutto il periodo preso in esame, si registra un andamento positivo seppure con qualche contraddizione.

Il ritratto è quello di un’Italia che da una parte si muove nella giusta direzione e si scopre virtuosa poiché alcune regioni hanno già raggiunto l'obiettivo europeo, dall’altra parte si trova sotto accusa per non aver rispettato alcune direttive europee sui rifiuti.

Tra le procedure di infrazione c’è quella che riguarda la grande presenza di discariche che dovrebbero essere chiuse. Dovrebbero, infatti, essere adottate misure di chiusura o di riassetto delle discariche preesistenti perché non conformi ai requisiti della direttiva 1999/31/CE.


Si può dedurre che negli ultimi anni sono avvenuti dei cambiamenti probabilmente anche a causa delle emergenze che si sono registrate in diverse aree d’Italia (ricordiamo la ferita della “terra dei fuochi” che ancora oggi rimane aperta), ma principalmente perché a livello normativo sono state emanate nuove leggi, atte a regolare tutti gli aspetti correlati al ciclo di vita dei rifiuti.

Raccolta differenziata per tipo di rifiuto

Dal rapporto ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) risulta che il trend di miglioramento per l’Italia continua.

L' Ispra ha effettuato un’indagine nazionale con lo scopo di fotografare la situazione italiana e ha reso disponibile una raccolta di open data sulla produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani a livello provinciale e regionale.


La copertura temporale parte dall’anno 2010 fino all’anno 2014.

Le informazioni riguardano non solo le tonnellate di rifiuti urbani e differenziati, ma anche le tonnellate di rifiuti suddivisi per frazione merceologica (carta e cartone, plastica, frazione organica, vetro e metallo).






Osservando sulla mappa i dati dal 2010 al 2014, possiamo notare come le regioni che hanno registrato i maggiori valori di produzione dei rifiuti urbani sono: Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna.


Più in dettaglio, i dati relativi alla raccolta delle diverse frazioni merceologiche evidenziano, tra il 2010 e il 2014, un incremento per la raccolta della frazione organica.

La raccolta di questa frazione si attesta con un valore complessivo nazionale che oscilla tra 4 e 6 milioni di tonnellate. Il quantitativo di carta e cartone, invece, si è mantenuto più o meno stabile nel tempo (3 milioni di T), il vetro ha quasi raggiunto i 2 milioni di T, mentre la plastica e il metallo mantengono valori al di sotto di 1 milione di T.


Quindi, va bene la raccolta dell'organico che è in evidente aumento, però avanza con fatica il riciclaggio delle altre frazioni merceologiche.


L’analisi dei dati presenti sui grafici mostra che dei 30 milioni di T di rifiuti urbani prodotti, ne vengono differenziati circa 13,4 milioni di tonnellate, con una crescita rispetto al 2012, anno in cui si attestavano a 11,9 milioni di tonnellate.

Osservando il grafico a torta, la percentuale di raccolta differenziata nel 2014 si attesta al 45,5% della produzione nazionale, facendo rilevare una crescita di quasi 7 punti rispetto al 2011 (38,5%).



In conclusione, la situazione attuale vede un paese che si concentra più sulla raccolta differenziata che sul riuso dei materiali.

I dati che emergono da questo studio evidenziano la necessità di riorganizzare il sistema dei rifiuti tenendo presente la priorità del riciclo sia dal punto di vista ambientale che economico.

Infine, occorre tenere presente che la raccolta e il riciclo non sono solo un obbligo di legge da rispettare, ma un’opportunità per assicurare un futuro sostenibile al nostro ambiente e alla nostra economia. Solo così sarà possibile far entrare tutta l’Italia a pieno titolo nella società europea del riciclaggio e dell’ economia circolare.



Le campagne di sensibilizzazione e di informazione rivestono un ruolo di primaria importanza per la prevenzione e riduzione dei rifiuti.

Il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) ha sostenuto e dato impulso al riciclo e alla valorizzazione dei materiali di imballaggio provenienti dalla raccolta differenziata e porta avanti campagne di comunicazione ambientale.


DIFFERENZIARE BENE PER RICICLARE MEGLIO


"E se per una volta pensassi al nostro Pianeta come al “tuo” Pianeta? Sicuramente vedresti ogni tua azione quotidiana con occhi diversi. Uno sguardo globale per capire quanto un piccolo gesto possa fare una grande differenza."



Glossario

(Fonte glossario: ISTAT-Testo integrale "Dati ambientali nelle città")


Raccolta di rifiuti urbani: è il complesso dei rifiuti indifferenziati e differenziati raccolti nel territorio comunale.

Essi comprendono:

  1. i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
  2. i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità;
  3. i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;
  4. i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;
  5. i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;

Raccolta differenziata: la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida e' raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti biodegradabili certificati (art. 183, comma 1, lettera f), D.lgs.152/2006).


Riciclaggio: qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali e sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. E' l'insieme delle operazioni che consentono il riutilizzo di specifici materiali contenuti negli scarti urbani o industriali. Il riciclaggio, insieme alla riduzione a monte dei rifiuti, alla raccolta differenziata e al riuso (la strategia cosiddetta delle “4R”), contribuisce in misura decisiva al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. (fonte Legambiente)


Gestione dei rifiuti: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche dopo la chiusura (D.lgs. 152/2006).


Discarica: area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno. Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno (D.lgs. 36/2003).


Compostaggio: trattamento aerobico che, accelerando i processi naturali di decomposizione rispetto a quanto avviene in natura, permette di trasformare i rifiuti organici raccolti in modo differenziato o i rifiuti indifferenziati in compost di qualità nel primo caso ed in frazione organica stabilizzata (FOS) nel secondo. Il compost di qualità può essere utilizzato, ad esempio, in agricoltura come fertilizzante, la FOS, invece, può essere impiegata in diversi usi non agricoli, quali l'impiego per attività paesaggistiche e di ripristino ambientale (es. recupero di ex cave), o per la copertura giornaliera delle discariche.


Recupero: qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali che sarebbero stati altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione, all’interno dell’impianto o nell’economia in generale (Dir.2008/98/CE).


Incenerimento: trattamento termico dei rifiuti effettuato in un impianto di incenerimento o in un impianto di coincenerimento (Reg.(CE) 2150/2002).


Impianto di incenerimento: qualsiasi unità e attrezzatura tecnica, fissa o mobile, destinata al trattamento termico di rifiuti ai fini dello smaltimento, con o senza recupero del calore prodotto dalla combustione. (D.lgs. 133/2005).


Rifiuti inerti: sono i rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologia significativa; non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luogo a percolati e la percentuale inquinante globale dei rifiuti, nonché l’ecotossità dei percolati devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque, superficiali e sotterranee (D.lgs. 36/2003).


Smaltimento: qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia (Dir.2008/98/CE).


Trattamento: processi fisici, termici, chimici o biologici, incluse le operazioni di cernita, che modificano le caratteristiche dei rifiuti, allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa, di facilitarne il trasporto, di agevolare il recupero o di favorirne lo smaltimento in condizioni di sicurezza(D.lgs. 36/2003).


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